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Poste, treni, aerei: lo Stato venda tutto

Pubblicato il 24/05/2007 @ 16:25 in Giornali,Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Ci sono compiti che lo Stato decide di sottrarre all’azione del Governo, dei Ministeri e della Pubblica Amministrazione, e di affidarne l’attuazione alla competenza di Autorità indipendenti. L’esempio più importante è la tutela della concorrenza. Per la Costituzione, questo è un compito dello Stato, l’art. 117 lo elenca subito dopo politica estera e difesa, e prima di leggi elettorali e sicurezza; lo Stato, per garantire interventi imparziali e tecnicamente corretti, delega questo compito all’Antitrust.

Nasce però un problema: chi è così indipendente da poter nominare i componenti di un’Autorità che proprio nell’indipendenza ha la sua ragion d’essere?
Assurdo chiedere che le nomine le faccia il Capo dello Stato: la sua funzione di garanzia non può rischiare di essere compromessa con atti del cui merito si deve poter discutere e giudicare. Attualmente le nomine spettano ai Presidenti di Camera e Senato: ma l’imparzialità e la competenza che da loro si richiedono riguardano la conduzione delle rispettive assemblee; queste nomine li fanno oggetto di pressioni di cui farebbero volentieri a meno. Un ddl in discussione al Senato propone che le nomine le faccia il Governo, ma che debbano avere il voto favorevole dei 2/3 di una commissione bicamerale. La proposta è logica, ma necessita di correttivi (ad esempio levando il potere di revoca) per tener conto di un dato di fondo: il clamoroso conflitto di interesse in cui si trova il Governo. Di cui invece sembra non accorgersi il relatore della legge, senatore Villone, della sinistra DS.
Lo Stato è proprietario di quote di controllo nei mercati del gas, dell’energia elettrica, delle tecnologie militari, della produzione culturale (la RAI, ancorché malandata), del trasporto aereo (Alitalia, ancorché quasi fallita), le Poste, le Ferrovie: più i servizi pubblici in mano a Comuni e Regioni. Povero untorello, viene da dire, pensando al conflitto di interesse in capo al Cavaliere! L’interesse del “pubblico” di sfruttare il proprio potere di mercato è in conflitto addirittura con compito di rango costituzionale, la tutela della concorrenza.
In USA, dove nacque per stroncare i cartelli di prezzo, il pericolo è che l’Antitrust sia “catturata” dalle imprese: queste dispongono di mezzi di corruzione smisurati, ma non del potere di nomina. Invece in Italia il Governo è titolare di una posizione dominante in molti settori chiave, ha interesse a “catturare” il regolatore, ha immensi poteri per convincerlo: lo nomina e lo può pure revocare.
Rimedi tecnici possono rendere più accettabile la proposta: ma la vera soluzione è andare alla radice, eliminare il peccato capitale. Al Cavaliere, il centrosinistra pone l’alternativa: o governare o vendere. Dato che al Governo non si può chiedere di non governare, resta solo la richiesta secca: vendere tutte le attività economiche ingiustamente sottratte al mercato e alla concorrenza.

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