Pompei: “Così Enel porterà la fibra: 18 mesi per cablare una media città”

aprile 11, 2016


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Intervista di Stefano Carli a Tommaso Pompei

“La scommessa di dotare il paese di una infrastruttura di rete a banda ultra larga, in fibra ottica fino alle case degli utenti, e anche, ovviamente, fino ad ogni singola piccola impresa e laboratorio artigiano è partita. Ed Enel Open Fiber ha numeri, asset competenze e risorse per coprire l’intero paese in tempi brevi. Perché questa scommessa si vince solo nel momento in cui il 100% del paese sarà coperto: le 224 città che copriremo entro tre anni valgono il 48% del pil italiano. E le aree a fallimento di mercato, i cluster C e D, per cui parteciperà alle gare, ne rappresentano un altro 24%. Vuol dire che in tre anni doteremo di connessioni in fibra le imprese che producono i tre quarti della nostra ricchezza”.

Tommaso Pompei, ad di Open Fiber, ancora per un po’ di mesi 100% Enel, è appena tornato dalla conferenza stampa in cui il premier Matteo Renzi ha presentato la sponsorizzazione ufficiale del governo del piano Enel con lo slogan “Banda ultralarga ovunque”, ribadendo gli obiettivi del 100% di popolazione italiana connessa a 30 mega e il 50% almeno a 100 mega entro il 2020. Open Fiber svilupperà quindi la sua rete nelle aree di mercato, e nelle aree a fallimento di mercato, le cosiddette aree bianche dei cluster C e D. Nelle prime attiverà negli anni un investimento complessivo stimato in 2,5 miliardi di euro. Nelle seconde parteciperà alle gare che assegneranno la realizzazione
e la gestione, attingendo a fondi pubblici per 4,9 miliardi. Ma per questi bisognerà attendere che le gare stesse siano bandite e Renzi ha promesso che il quadro completo, con le regole e i primi bandi verranno presentati il prossimo 29 aprile. I tempi sembra si stiano accorciando. E sarebbe il momento visti i ritardi accumulati fin qui. Poi si dovrà attendere che le reti siano via via completate.

Ci vorrà molto?
“Abbiamo un progetto pilota a Perugia dove entro maggio allacceremo i primi 50 utenti – spiega Pompei -. I lavori sull’intera città partiranno a settembre, assieme a quelli delle altre 4 città del primo blocco che abbiamo annunciato giovedì scorso: Cagliari, Bari, Catania e Venezia. Poi progressivamente le altre 219 città che ci siamo impegnati a coprire entro tre anni. Nei nostri piani in una città da 200 mila abitanti contiamo di poter passare in 8 mesi dall’apertura del cantiere all’offerta della fibra agli operatori. E voglio sottolineare che noi consideriamo “coperta” una città non già con poche connessioni, come spesso oggi si usa fare, ma quandoavremo effettivamente collegato l’80% degli utenti”.

Tempi ravvicinati: su cosa basate lacertezza di riuscirci?
“Sul fatto che Enel ci fornisce tre pilastri strategici. Il primo è la capillarità della sua infrastruttura elettrica, con un milione di punti di distribuzione all’interno dei quali potremo articolare la nuova rete. Il secondo è rappresentato dalle sinergie attivabili nella gestione e manutenzione delle due infrastrutture. Il terzo è la possibilità di arrivare fino ai contatori elettrici delle utenze. Oggi le linee telefoniche sono circa 20 milioni. Le utenze elettriche il doppio: 33 milioni di contatori Enel più altri 6 milioni delle altre utility dell’energia. Colgo l’occasione per ribadire però che le sinergie sono solo di carattere organizzativo e operativo e derivano unicamente dalla concomitanza delle due attività. La posa della fibra da parte di Enel Open Fiber non sarà in alcun modo finanziata dalla remunerazione stabilita dall’Autorità per la sostituzione dei contatori elettronici, svolta da Enel Distribuzione. Si tratta di due attività totalmente separate, senza alcun rischio di sussidi incrociati, come recentemente chiarito nettamente dall’Autorità per l’Energia”.

Avete già contattato le altre utility per invitarle a partecipare all’iniziativa?
“Non ancora ufficialmente, siamo nella fase di avvio del progetto ed è stato un lavoro duro, ma sanno che la porta è aperta. Tornando ai tempi, abbiamo analizzato il territorio, abbiamo fatto, per così dire, dei carotaggi in 38 città di diversa tipologia, geografica, ambientale, urbanistica, economica e ora abbiamo un quadro completo di quello che ci troveremo ad affrontare”.

Avete quindi un quadro chiaro di tutte le possibili sinergie con la rete elettrica. Quanta parte ne potrete utilizzare?
“In estrema sintesi possiamo dire che non utilizzeremo certo tutto il potenziale dei 450 mila armadi elettrici, pensiamo ce ne serviranno più o meno una metà. Questo anche grazie al fatto che la fibra ha una portata maggiore in termini di distanza rispetto al rame. Se sulla rete in rame il segnale perde di qualità oltre i due chilometri di distanza dell’utente finale dalla centrale, con la fibra arriviamo a 40 chilometri. Questo semplifica molto il lavoro e le opere nella cosiddetta rete secondaria, quella dell’ultimo miglio fino ai palazzi. Poi con la rete “verticale” porteremo la fibra dalla base del palazzo alle case degli utenti. Nella rete primaria collegheremo in fibra tutti gli armadi che utilizzeremo e collegheremo questi alla rete primaria di Telecom Italia, quella dove sono le loro centrali e quelle dove sono attestati i concorrenti, da Vodafone a Wind, a Fastweb”.

Poserete molta fibra. Quanti scavi ex novo dovrete fare?
“Diciamo che dove abbiamo i pali della rete aerea l’utilizzabilità dell’infrastruttura elettrica è al 100%. Nel caso delle linee interrate, siamo invece al 20%, come media generale. Dato tutto questo, l’impatto della rete elettrica sulla realizzazione della rete in fibra, in termini di minori costi delle opere civili, si concretizza in uno “sconto” del 30% circa rispetto ai costi medi. E le opere civili sono gran parte dei 2,5 miliardi di investimento programmato per le 224 città. Più o meno tutto quello che resta dopo aver speso circa 350 milioni in hardware, e altri 200 in software, gli impianti di rete. Sulla velocità di realizzazione pesa poi, in positivo, anche il fatto che completata la rete questa sarà subito in grado di produrre ricavi grazie all’accordo con Wind e Vodafone. Che è pronto: le firme ufficiali arriveranno in pochi giorni ma abbiamo già messo a punto tutti i dettagli che contano: tempi di consegna, standard di servizio, modalità di gestione e anche i prezzi. Che però ora non posso rivelare”.

Seguiranno accordi anche con Telecom, Fastweb e altri?
“Sì. O meglio, noi siamo aperti. E abbiamo contatti con tutti gli operatori tlc, inclusa Telecom, almeno fino al recente cambio di management. Con Fastweb stiamo parlando non solo di accordi commerciali ma anche di integrazione con la loro rete: si potrebbe arrivare ad utilizzarne segmenti più o meno estesi. E poi sappiamo che ci sono altri operatori interessati, da Tiscali agli operatori che oggi offrono accessi a banda larga fissa ma con connessione radio, come nel caso del wi-max o delle hyperlan: tutti assieme i “piccoli” valgono l’11% degli utenti” .

Con Telecom sarete concorrenti, ma cosa succederà di fatto? Oggi le regole impongono di non scavare due volte nella stessa strada. Quindi dovrebbe accadere che voi possiate chiedere di passare nei cavidotti di Telecom e viceversa, Telecom nei vostri. Un po’ come avviene nell’accordo tra la stessa Telecom e Fastweb.
“Chiariamo bene: non siamo in concorrenza né con Telecom, né con alcun altro operatore, anzi proponiamo loro una infrastruttura che tutti possono utilizzare. Comunque le modalità sul mutuo utilizzo dei cavidotti sono regolate, anche se non credo sia una questione che si porrà subito nei primi mesi” .

Si riprende a parlare di scorporo delle rete Telecom. Come potrebbe inserirsi in questo scenario?
“E’ un vecchio tema, sul quale non abbiamo alcuna voce in capitolo, ma che ha visto sinora contrario il management ed il board di Telecom stessa. Piuttosto va posto ora un tema che dovrà prima o poi trovare una nuova sistemazione: tutto l’impianto regolamentare del settore è tagliato su misura su un modello di operatore telefonico integrato verticalmente, possiede le reti e vende servizi agli utenti. Noi non venderemo mai connessione agli utenti finali”.

Capitolo soci: l’ad di Enel Starace ha parlato dell’ingresso di nuovi partner in Open Fiber già dopo l’estate.
“Presto per fare oggi dei nomi, posso solo dire che c’è una nutrita lista di candidati che si stanno facendo avanti”.

Compresi F2i e il Fondo Strategico della Cdp, ossia gli attuali proprietari di Metroweb?
“Si vedrà”.

Ma si può dire che in fondo Open Fiber è una Metroweb in grande?
“In gran parte si: ma puntiamo ad andare anche oltre. Noi non ci limiteremo a vendere solo fibra spenta, ma vorremmo aggiungere dei servizi, dell’intelligenza di rete. Andare dunque oltre la vendita del puro ‘tubo’. Intanto offriremo alle telco che compreranno la nostra fibra anche i servizi di hosting, ospiteremo i loro apparati di rete nelle nostre centrali. E poi stiamo pensando anche alla vendita di ‘fibra accesa’: porzioni virtuali di fibra. Anche con possibilità di ampiezza di banda differente e quindi diversificata per prezzo”.

Una banda ultralarga on demand, come il cloud?
“In sostanza sì: è un modo per abbattere ancora di più le barriere di ingresso a nuovi operatori e a nuovi servizi. E con il boom annunciato dell’internet delle cose e della sensoristica ci sarà bisogno proprio di questo”.

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