Perché è insensato litigare con zio Francesco, mentre dovremmo curare i dettagli

settembre 29, 1998


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio


Al direttore.

La ragione per cui la finanza non può essere confusa can la “roulette globale” (Il Foglio del 26 settembre) sta nel fatto che solo per la roulette le probabilità di vincere o di perdere sono note con quasi assoluta esattezza: non c’è rischio. Il rischio è proprio ciò che distingue la roulette dalla finanza. I derivati rispondono allo scopo di eliminare certi rischi dalle attività economiche per ripartirli diversamente tra gli operatori. Non sono un’invenzione del “pensiero unico”: le opzioni sono descritte nel primo libro della Politica di Aristotele; i futures si chiamavano lettres de faire nelle fiere medievali e cho-ai-mai nel Giappone feudale.

Di diverso c’è solo che oggi per valutare i rischi si fanno girare su calcolatori formule che poggiano su teorie matematiche di premi Nobel. Ma allora come adesso le regolarità naturali si verificano “solo nella maggior parte dei casi”: senza di che tutto sarebbe prevedibile, non ci sarebbe rischio e neppure sviluppo. Lo scriveva nel 1703 Leibniz a Bernoulli, lo ripete Greenspan all’Università dello Utah nel 1994: “Se tutti i risparmiatori e i loro intermediari finanziari investissero solo in strumenti privi di rischio, svanirebbe il potenziale di crescita”. Il Long Terra Capital Management comprava e vendeva solidissimi titoli di Stato: altro che “leggerezze”; il rischio pareva così ben calcolato e così ridotto che le banche hanno imprestato somme: altro che “permissività”. Lo Stato di New York non ha messo un dollaro, le banche forse ritorneranno a casa dei loro soldi Hanno perso gli investitori, che in passato avevano guadagnato anche il 40% l’anno. Che cosa “non si dovrebbe consentire”? Soprattutto: chi dovrebbe stabilirlo e controllarlo?

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