Palazzo ambizioso e sfiducia nel mercato

dicembre 17, 2006


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

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Risposta a Levi

Caro Direttore,

“abbiamo in mente un intervento più largo”, risponde Ricardo Franco Levi a Francesco Giavazzi, che aveva chiesto perché, in una Finanziaria di 1300 commi, il Governo non avesse trovato il coraggio di cancellare i contributi governativi almeno ai grandi quotidiani nazionali, e di ridurre quindi almeno una parte dei 160 dipendenti statali che li amministrano.

“Non l’abbiamo fatto perché pervasi da una grande ambizione” risponde il sottosegretario. Dev’essere l’ambizione che anima Tommaso Padoa Schioppa: a Giavazzi che, l’estate scorsa, gli chiedeva conto del perché non avesse tagliato ancora neppure una spesa, aveva risposto che lui era uomo da interventi organici e non simbolici, da riforme e non da tagli, E dava appuntamento alla Finanziaria.
Non l’abbiamo fatto, continua l’on. Levi, “per una buona dose di realismo politico”: dev’essere il realismo che ha fatto rimandare a dopo la Finanziaria ogni intervento organico. A meno di considerare tale il trasferimento del TFR inoptato alla Cassa Depositi e Prestiti, o il proposito di lotta all’evasione.
Non l’abbiamo fatto “per un senso di profonda preoccupazione”: dev’essere la preoccupazione che ha fatto dilatare la Finanziaria oltre quanto bastava per rientrare nei parametri del deficit; e ha indotto a iscrivere a carico del bilancio 2006 anche spese che potevano essere rateizzate, a scongiurare il rischio che il non previsto aumento delle entrate fiscali alimentasse pensieri meno “preoccupati”.
Così, tra ambizioni, realismo e preoccupazioni, il sottosegretario srotola davanti a noi i punti del suo interventismo. Che tocca mercato e concorrenza, tecnologia ed Europa, che dovrebbe mettere d’accordo editori e sindacati, giornali e TV, Rai e Mediaset, inserzionisti e consumatori, Poste e banche. Senza dimenticare la promozione e la tutela dell’occupazione.
Tranquillizza che, come tutti i vasti programmi, sia di improbabile attuazione. “ Più larga” è la nostra preoccupazione. Riguarda la visione del Paese, della società, dell’economia, del ruolo dello Stato che anima tanto interventismo. Preoccupa che questa sia l’atmosfera a Palazzo Chigi: perché è difficile “risanare” i conti dello Stato aggravandolo di sempre nuovi compiti, guidare il Paese allo “sviluppo” nutrendo tanta sfiducia nei meccanismi di mercato.
L’Antitrust in Italia si chiama “Autorità garante della concorrenza e del mercato”. Il sottosegretario Levi vuole una legislazione “ a protezione della concorrenza”. Garanzia o protezione: tra queste due parole passa la differenza tra una concezione liberale e una dirigista del ruolo dello Stato.

PS. Per completezza informo i lettori che nella passata legislatura, il Sen. Luigi Zanda ed io abbiamo dato vita ad un canale satellitare, l’unica “voce meno potente” che fruisce dei contributi alla comunicazione politica cui dà diritto la legge Gasparri.

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