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→  giugno 18, 1995


La proposta di Ricardo Levi (‘Da aquila selvaggia un’idea per la Stet’, sul Messaggero), induce a riflettere sui lenti e tortuosi passaggi attraverso cui questo paese si sta abituando all’idea di mercato e di concorrenza. Non sono passati molti anni da quando il ministro Guarino proponeva di privatizzare vendendo azioni di Iri e di Eni; solo pochi anni fa l’idea che lo Stato (o i Comuni) potessero scendere sotto la fatidica soglia del 51 per cento era considerata eresia. Scegliamo il mercato per necessità: quando l’Iri è vicina alla bancarotta, quando abbiamo difficoltà a sottoscrivere il debito pubblico.

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Pubblicato In: Giornali, Il Messaggero
→  giugno 15, 1995


I referendum hanno punito errori tattici e strategici della sinistra. Tattici per aver proposto un confronto in condizioni prevedibili e di cui è quindi inutile lamentarsi. Strategici per avere confusamente sovrapposto due problemi reali, (la concentrazione industriale e il conflitto di interesse), impropriamente usandoli per cercar di battere un avversario politico. Errori nati da un’enfatizzazione eccessiva del potere del mezzo televisivo sull’autonomia di giudizio dell’elettorato,che ha invece risposto con chirurgica precisione ai quesiti referendari. Di tutto ciò Massimo D’Alema sembra essere perfettamente cosciente, e si spera che ad analoghe riflessioni siano indotti gli estremisti, di sinistra e di centro.

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Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali
→  giugno 11, 1995


La Stet investirà 12 mila Mld da qui al 1998 per collegare con il cavo 10 milioni di abitazioni; finanzierà l’investimento senza ricorrere ad aumento di capitale; si propone in tal modo di entrare nel mercato del multimediale. Le affermazioni di Ernesto Pascale, all’assemblea Stet, meritano qualche commento.
Come è noto, per trasmettere programmi televisivi ci vogliono cavi diversi dal normale doppino telefonico. Lo sviluppo della tecnologia giustifica l’investimento in una nuova rete, in alternativa a quella telefonica esistente, e in concorrenza dunque con quella del monopolista.

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa
→  giugno 8, 1995


Caro Direttore,

nel tuo articolo di domenica anche tu dai credito alla diffusa opinione, secondo cui per i parlamentari il diritto alla pensione (che il regolamento chiama vitalizio) maturerebbe solo dopo aver doppiato il capo di metà legislatura.

Le cose non stanno così: che la legislatura duri un giorno o cinque anni meno un giorno. il senatore (ma credo anche il deputato) ha diritto a una pensione, naturalmente purchè versi i con-tributi relativi alla durata nominale dell’intera legislatura.
La cosa mi pare abbia anche una sua logica, se il vitalizio ha lo scopo di indennizzare in qualche modo chi, per dedicarsi all’attività parlamentare. lascia (e non solo sospende) altre attività professionali.


Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  giugno 4, 1995


La ripresa della domanda, scrive il governatore Fazio nelle sue considerazioni finali, conduceva alla riapertura dei margini fra prezzi di vendita all’interno e costi di produzione delle imprese industriali italiane», sicché i profitti industriali tornavano ai livelli del 1988-’89, e nel settore terziario toccava un massimo storico. Che si tratti di una constatazione e non di un richiamo pare ovvio: poco prima il governatore aveva ricordato che in passato le imprese assorbivano nei margini gli incrementi di prezzo a causa di «caduta della domanda interna, deterioramento del clima di fiducia delle famiglie, sottoutilizzazione degli impianti»: uno stato dell’economia non certo da rimpiangere.

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa
→  giugno 3, 1995


Gli articoli che scrivo in favore della liberalizzazione dei servizi di pubblica utilità, telefono in primo luogo, avrebbero l’efficacia di «cannonate» («Orsi & Tori» del 27 maggio). Ringrazio del riconoscimento: sarei particolarmente lieto se anche MF volesse riportare i miei argomenti, aggiungendosi in tal modo ai principali giornali nazionali, che li hanno trovati interessanti, sì da ospitarli, come lei dice, senza fare «passare giorno».

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica