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→  settembre 9, 1999


Forse perché era la mia prima, ma io ricordo bene la campagna e­lettorale del 1994: noi, i Progressisti della «gioio­sa macchina da guerra», ad accusare Berlusconi di essere «sce­so in campo» per difendere le sue aziende, e ad alzare il tiro contro il pericolo del Grande Fratello che corrompe e coarta la volontà degli elettori; e Bossi .i garantire che, al primo accen­no di scorrettezze da parte del suo alleato», gli avrebbe ficca­to dove si meritava «una bella legge antitrust». A leggere quel­lo di cui si sta discutendo in que­ste settimane, sembra che sei an­ni siano passati invano.

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Pubblicato In: Varie
→  settembre 8, 1999


Stava scritto nel copione che, nel dibattito sulle pensioni, a un certo punto venisse tirato in ballo il TFR: è l’unico elemento di flessibilità in una situazione tecnicamente e politicamente rigida.
Di tutti i flussi di danaro che alimentano il sistema della previdenza, i soli soldi che non sono immediatamente inghiottiti dal debito pensionistico sono quelli che vanno a costituire il TFR; sono quelli gli unici risparmi “veri”, con cui si può pensare di costruire anche da noi qualcosa di simile ai tanto sospirati fondi pensione.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  agosto 29, 1999


La decisione dell’Enel di ac­quisire il 30% di Tele+ avrebbe avuto il “consenso tecnico-politico’ del Tesoro. La noti­zia, ripresa da tutti gli organi di informazione, ha il merito di porre sul tappeto in tutta chiarezza un pro­blema ormai non più eludibile: chi deve definire le strategie dell’Enel durante il periodo in cui il Tesoro ne avrà ancora il controllo, e quali devono essere queste strategie. Problema tutto politico che chiama in causa in primo luogo il titolare del dicastero del Tesoro, nella sua duplice veste di azionista unico dell’Enel e di responsabile primo del processo di privatizzazione.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore
→  agosto 22, 1999


Il Senatore al Direttore di La Repubblica

Caro Direttore,

è stato un vero piacere leggere come Andrea Manzella ( “Spot in TV ed elezioni: il governo ha sbagliato” La Repubblica del 19 Agosto) illustra, con cultura e dottrina, le ragioni dell’opposizione al disegno di legge governativo cosiddetto della “par condicio”. Sullo specifico quindi nulla da aggiungere. Piuttosto c’è un altro tema che viene toccato, non strettamente necessario alla “dimostrazione”, ma che presenta connessioni logiche che val la pena approfondire.

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Pubblicato In: Giornali, La Repubblica
→  agosto 10, 1999


Al Direttore

Le società pubbliche che operano in settori concorrenziali sottraggono spazio alla libertà di iniziativa economica dei cittadini; la loro funzione-obbiettivo non può es­sere l’efficienza economica, altrimenti non si giustificherebbe la proprietà pubblica; per far diventare privata una società pubblica ci vuo­le una legge, per metter mano a una gestione cattiva, basta cambiare il management: e la se­lezione del management in imprese non sog­gette alla verifica del mercato è il problema irrisolto delle aziende pubbliche fin dall’epoca di Nitti. Per i lettori del Foglio, cose ovvie.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  agosto 8, 1999


Se si trattasse solo di regolamentare la comunicazione politica in campagna elettorale, sulla par condicio non si sarebbe certo acceso il dibattito che continua a divampare. Ora che il testo del disegno di legge governativo è disponibile, si constata che esso non è né meglio né peggio dei tanti che arrivano alla discussione parlamentare – e, ad essere obbiettivi, neppure di tanti che ne escono.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore