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→  dicembre 9, 2021


Un libro di Preciado offre lo spunto: in una società dove ci sono migliaia di bambini nati in famiglie non eterosessuali e non binarie, non ha senso affermare l’universalità della differenza sessuale

Al direttore.
“Misgendering” è il neologismo che significa l’usare pronomi o declinare aggettivi del genere attribuito alla nascita e non di quello scelto in seguito. Fatto per disattenzione, è uno sbaglio di cui scusarsi al più presto, fatto intenzionalmente è un’offesa che può costar cara. È quello che è successo al deputato americano Jim Banks, per aver detto pubblicamente che la promozione a generale a quattro stelle di Rachel Levine, la prima attribuita a un trans, era data a un uomo maschio. Contro di lui, il “j’accuse” dei nostri giorni, i social, che hanno oscurato tutti i suoi account.

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 30, 2021


Caro Direttore, se, come lei scrive nel suo editoriale del 28 novembre, il Governo Prodi nel 1997 vendette Telecom Italia per l’equivalente di 11,82 miliardi di euro, e oggi il fondo Kkr può comprarne il 100% per 10,8 miliardi, la prima cosa che se ne deduce è che, contrariamente a quanto si sente ripetere in questa come in altre occasioni, lo Stato è stato un buon venditore. Non c’è stata nessuna svendita: i privati hanno pagato, a caro prezzo, con beneficio dell’erario. E non solo. E’ passato quasi un quarto di secolo, e di cose ne sono successe. Allora, grazie alla liberalizzazione imposta dall’Europa, a scalfire il monopolio Telecom era comparsa Omnitel. Nessuno poteva immaginare che l’Italia sarebbe diventata un mercato estremamente concorrenziale, dove sono attivi una pluralità di operatori, con le tariffe tra le più basse in Europa, con un’autorità di regolazione e controllo, istituita per poter privatizzare, che si sarebbe dimostrata molto severa verso l’exmonopolista. Se quest’ultimo fosse rimasto un’impresa pubblica, è improbabile vi sarebbe stato il medesimo zelo.

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Pubblicato In: Giornali, La Stampa
→  novembre 26, 2021


Strategicità della rete unica? Parliamone. Imporre lo spezzatino sarebbe un segnale pessimo per il paese

“Franco, ho convinto Bertinotti: la vendiamo tutta!”. La voce al telefono è quella di Carlo Azeglio Ciampi, e ciò di cui parla è Stet, poi Telecom Italia, oggi Tim. Allora si discuteva se il governo dovesse tenere una quota dell’azienda, e “tutta” voleva dire il 100 per cento delle azioni. Oggi “tutta” ha un altro significato, tutto quanto c’è nel perimetro aziendale di Tim S.p.A. Gli statalisti che allora volevano che il governo conservasse una parte delle azioni, oggi vorrebbero che prendesse un pezzo di azienda. Quando la parola ha cambiato significato?

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Pubblicato In: Giornali, Il Foglio
→  novembre 24, 2021


Per ora non l’ha fatto. Se proprio la vuole, faccia un’offerta e la comperi. Così si fa in un’economia di mercato

Il governo Draghi, per bocca del ministro dell’economia, si è rallegrato perché un fondo Usa vuole investire in Italia, e non in un’azienda qualsiasi, ma in una che avrà un ruolo di primo piano nella transizione digitale da cui dipende il nostro futuro di Paese industriale. Non era scontato: due anni fa, al Consiglio di Amministrazione di TIM riunito per esaminare l’offerta di KKR di acquistare una quota di FiberCop, la società della rete costituita da TIM e Fastweb, arrivavano le telefonate dal Governo allora in carica.

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Pubblicato In: Giornali, Huffington Post
→  novembre 23, 2021


Intervista di Gianluca Zapponini a Franco Debenedetti

L’economista e saggista: basta con la fobia dello straniero, Kkr vuole investire e valorizzare un asset strategico per l’Italia. La rete unica non è un dogma, molto meglio una sana concorrenza tra i diversi operatori. Ora comincia la battaglia sull’Opa ma Draghi lasci il Golden power nel cassetto

Una Tim a trazione americana non è un problema, non può e non deve esserlo. Perché, in fin dei conti, che differenza tra un azionista francese o statunitense? Poca, dice in un modo che ammette poche repliche a Formiche.net Franco Debenedetti, economista e saggista, che le telecomunicazioni e i loro arcani li conosce bene. E poi, gli Usa non sono mica la Cina. Forse allora sarebbe il caso di non strepitare troppo, se il fondo americano riuscirà davvero a mettere le mani sull’ex Telecom a 0.50 euro ad azione o più (Vivendi, socio di riferimento al 24%, per ora ha detto no all’offerta a stelle e strisce) non sarà una tragedia.

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Pubblicato In: Giornali
→  novembre 10, 2021


Concorrenza e piattaforme digitali

«Salvo prova contraria, si presume la dipendenza economica nel caso in cui un’impresa utilizzi i servizi di intermediazione forniti da una piattaforma digitale che ha un ruolo determinante per raggiungere utenti finali o fornitori, anche in termini di effetti di rete odi disponibilità dei dati». Così. l’art. 29 inserito nella legge sulla concorrenza: che fin dal suo inizio evidenzia gravi criticità.

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Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore