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Opportunità per fare chiarezza

Pubblicato il 04/11/2004 @ 12:23 in Giornali,La Stampa

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Il trionfo del “nemico”

“Se fossi americano”: potrebbe essere il nome del gioco a cui, molti in Italia, moltissimi in Europa, si sono per mesi appassionati. “…voterei per Kerry”: ne era l’ovvia continuazione. Qualcuno, ed erano parlamentari italiani, e non solo per gioco, vi aveva perfino immaginato un seguito: “…e chiederei a Nader di ritirarsi”.

Il gioco è finito: l’America ha scelto, George W. Bush governerà per 4 anni, potrà contare su una solida maggioranza al Congresso, al Senato e, tra poco, alla Corte Suprema. Il gioco é finito per tutti: per i governanti, quelli francesi in testa, che contavano su un cambio della guardia a Washington per uscire dall’impasse sull’Irak che aveva messo in stallo da due anni la politica dell’Occidente. Per i manifestanti variopinti, che pensavano di aver diritto a dir la loro in America. Giù giù fino ad Osama Bin Laden e alla sua delirante ambizione di riciclarsi da terrorista a politico.

Certo per la maggioranza degli europei e per la totalità degli italiani di sinistra, Bush è ideologicamente troppo fondamentalista, economicamente troppo spregiudicato, politicamente troppo unilateralista. Ma dietro questo Bush c’è l’America: ha avuto tre milioni e mezzo di voti in più del suo avversario. Un fatto epocale destinato a segnare la storia, la nostra storia, per decenni. Smettiamo di pensare a un’America diversa, smettiamo di pensare che noi la si possa rendere diversa.

E’ finita con il “cosa sarebbe se”, con le simulazioni, nel doppio senso di gioco e di ambiguità. D’ora in avanti l’antibushismo non fornisce più le “brache” all’antiamericanismo, per renderlo meno impresentabile. Bush ha vinto senza “brogli”, senza Corte Suprema, con una larga partecipazione al voto, con una maggioranza di elettori: e avendo aperto e non ancora chiuso la partita in Irak. Oggi non si può più dire che Bush non é l’America. La sinistra italiana ha fatto il tifo compatta per Kerry: certo per Berlusconi, più che la vittoria del senatore, il perdere l’amico George sarebbe stato un brutto colpo. La vittoria di Bush è una grave delusione politica per il centrosinistra, ma non è una sconfitta: neppure con tutta la sua capacità di farsi del male, può pensare che una battaglia che non poteva combattere – un gioco, appunto – possa concludersi con la propria sconfitta.

La vittoria di Bush è un’opportunità per la sinistra di governo, va usata per fare chiarezza nella coalizione. Chi si candida a gestire la politica estera dell’Italia non può, evidentemente, essere antiamericano; questo oggi significa che non può (più) essere antibushiano. Restare visceralmente tale è una scelta politica legittima: ma è la scelta di un’altra sinistra.

P.S. Per Pecoraro Scanio il risultato proverebbe che il sistema elettorale americano è superato. Evidentemente c’è qualcuno che vorrebbe che i giochi non finissero mai.

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