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Nessuno ha la ricetta

Pubblicato il 06/02/1995 @ 10:07 in Varie


“Chi promette posti di lavoro per difendere i propri interessi, offende i disoccupati”: così diceva un manifesto che avevo fatto fare per la mia campagna elettorale. Io sono stato eletto, Berlusconi è andato al Governo, i posti di lavoro non ci sono stati, anzi la disoccupazione è aumentata, come era stato previsto. La sinistra non può non dare una risposta sul tema della disoccupazione: Deaglio ha perfettamente ragione.

La nuda verità è che ricette di pronto impiego e rapidi risultati per aumentare l’occupazione non esistono: non le ha la Francia sotto elezioni, non la Germania che le ha appena avute, non la Spagna che ha il tasso europeo più elevato. Ma altrettanto vero è che c’è consenso su ciò che aumenta la disoccupazione: le rigidità del mercato. Non solo del mercato del lavoro, ma anche di tutti gli impedimenti posti all’iniziativa imprenditoriale. Un esempio: il minitel in Francia dà lavoro, direttamente o indirettamente, a più persone che Renault, Peugeot e i loro fornitori messi insieme. Da noi Sip a suo tempo non volle investire adeguatamente nel progetto (bastava copiare) e il mercato non decollò. Per cui: flessibilità del mercato del lavoro (come suggerisce Deaglio) ovviamente nell’ambito di un sistema contrattuale definito, e liberalizzazione dei mercati. E questo non significa solo privatizzazioni, ma anche, e forse soprattutto, un diverso rapporto tra attività d’impresa e attività finanziarie, responsabile primo della tendenza regressiva di lungo periodo del nostro sistema industriale. Da noi, come è noto, prevalgono le attività a minore contenuto tecnologico, e le microimprese: mentre le medie imprese non riescono a diventare grandi. Ricette che non producono immediatamente posti di lavoro: ma cose che, se non si fanno, non li produrranno mai. Come dice il proverbio: ci vogliono cinquant’anni perché una quercia cresca: perciò piantiamola subito. Ma la provocazione di Deaglio, oltre al risvolto economico, ne ha anche uno politico: perché, se quella era una bufala, Berlusconi ha vinto? Perché, se è stata una bufala, il suo consenso è probabilmente aumentato? Eppure, a quanto si dice, puoi ingannare una volta molte persone, e tante volte una persona sola, ma mai tante persone tante volte: neppure se hai le televisioni. Non è un problema di tecnica di comunicazione: per questo esistono gli esperti. È un problema di messaggio: che deve essere chiaro e che lo sarà solo se c’è coerenza e convinzione assoluta. Invece molti di noi dicono: flessibilità sì, ma… (vedi Termoli); privatizzazioni sì, ma…. (vedi i sindacati sull’Enel). Siamo più preoccupati di non avere le televisioni che di non avere il messaggio: se l’avessimo, sarebbero le televisioni stesse a chiederci di andare a diffonderlo: l’audience sarebbe garantita.

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