Ma non parliamo di privatizzazioni

novembre 28, 2003


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore

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Per evitare malintesi è meglio utilizzare «alienazione»

“La nuova agenda delle privatizzazioni”: sopra l’articolo di Franco Locatelli sul Sole di sabato, il titolo campeggiava a piena pagina. Con animo che mentirei se dicessi aperto alla speranza, mi accingo a leggere: e trovo che si parla della Cassa Depositi e Prestiti, della sua trasformazione in Spa, di “partecipazioni stabili” delle Fondazioni bancarie, di invito agli investitori istituzionali, di trasferimento di partecipazioni di Eni Enel e Poste. Si deve arrivare oltre i due terzi dell’articolo per trovare il min. Marzano che “ipotizza una progressiva riduzione delle partecipazione” in Snam rete e in Terna “fino a perderne il controllo”.

E le privatizzazioni? A parte quella, forzata, di Alitalia e quella, ipotizzata, da Marzano, nulla. Punto e basta.

Non mi attribuisco doti di preveggenza per avere depositato l’11 novembre (Atto Senato 2566) un ddl dal titolo “Norme sulla correttezza delle informazioni al mercato in caso di vendita di quote di aziende di proprietà dello Stato”. Mi permetto di inviargliene una copia. Vi si prevede che “nei prospetti che sollecitano il pubblico risparmio, nella pubblicità, e in tutte le informazioni date al mercato, la parola privatizzazione e quelle analoghe che facciano riferimento a una proprietà privata, possono essere usate solo per connotare operazioni a seguito delle quali lo Stato, o gli enti pubblici […] perdono il controllo ai sensi dell’art. 2359 del codice civile. In caso contrario, dovranno usarsi locuzioni dalle quali sia chiaramente percepibile che si tratta di alienazione di patrimonio pubblico, e non di privatizzazione”.

La differenza tra un’azienda controllata dal pubblico o dal privato é determinante per chi vi investe i suoi risparmi, per chi nello stesso mercato opera, come concorrente o come fornitore. Così come é fondamentale per tutti i cittadini la differenza tra un’economia in cui le scelte allocative e gestionali di attività economiche sono compiute dal centro oppure sono lasciate all’interazione di milioni di decisioni da parte di milioni di individui. Il suo giornale – il nostro, se mi permette – è in prima linea da sempre per tutelare gli interessi di investitori e imprenditori, per promuovere un mercato concorrenziale e un’informazione trasparente.

Non si tratta di pignoleria linguistica: la confusione può avere rilevanti conseguenze sulle attese e sui comportamenti di individui e imprese. Gli attuali assetti politici non sembrano propizi a un nuovo ciclo di privatizzazioni: ma proprio questa é una ragione in più per evitare gli equivoci.

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