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Ma che c’entra la Rai con Wind?

Pubblicato il 10/02/2000 @ 11:08 in Giornali,Panorama


“Per mettere insieme; noi cerchiamo sempre di mettere insieme”: così ha risposto il ministro a chi gli era andato a chiedere perché mai la RAI si fosse alleata ad Enel nella gara per l’UTMS, i telefonini di terza generazione.
Mentre diceva queste parole, le mani del ministro si muovevano con lenta fermezza, leggermente incurvate a coppa, quasi ad accarezzare un immaginario globo, a ricondurre tutto nella sfera della perfetta armonia.

Il governo ha scritto così la conclusione di una storia cominciata diversamente: a dicembre sembrava che l’alleanza fosse un’altra e che la RAI concorresse insieme a e.Biscom, la nuova società fondata da Silvio Scaglia. Dopo aver portato al successo Omnitel, adesso Scaglia ha lanciato l’ambiziosa scommessa di fare concorrenza a Telecom a tutto campo, incominciando a realizzare in Lombardia un sistema integrato telefonia televisione, interamente su fibra ottica, tra i più moderni al mondo. Ma il matrimonio tra Scaglia e Pierluigi Celli, direttore generale della Rai, qualche interrogativo lo aveva pur suscitato.
Nata un anno fa la e. Biscom, condotta da pochi partner affiatati; un mammuth la RAI, controllata da una litigiosa commissione parlamentare. Prossima ad andare in Borsa l’una, sorretta da 2400 miliardi annui di canone l’altra. Una strana coppia, tanto da non potersi sposare. Un mese e la RAI vien fatta tornare nei ranghi: concorrerà sì alla gara per i nuovi telefonini, ma come alleata di Wind, la creatura prediletta di Franco Tatò, amministratore delegato dell’Enel.
La posta in gioco è enorme. La velocità di trasmissione è la novità che consentirà funzioni e servizi tali da fare dei telefonini di terza generazione un prodotto totalmente nuovo. Dal piccolo schermo si farà di tutto: posta elettronica; Borsa in diretta; mappe stradali per raggiungere una via sconosciuta o il ristorante di pesce più vicino (la rete sa già da dove si parla); il video del gol appena segnato. In Giappone si può ricevere tutte le mattine l’immagine del proprio tamagochi; costa un dollaro al giorno, e da quando la DoCoMo, la TIM locale, l’ha lanciato, si sono già abbonati in 4 milioni. Il che fa 2500 miliardi di lire di ricavi all’anno: per giocare con un pulcino.
Ciascuna delle 5 licenze che il Governo metterà presto in vendita avrà un costo superiore ai 1000 Miliardi.
Alcuni commissari dell’Autorità delle Comunicazioni erano favorevoli all’assegnazione con il metodo dell’asta: sarebbe stata una gara feroce, TIM e Omnitel non possono correre il rischio di restare a bocca asciutta. Blutel ha le sue buone ragioni da mettere sul tavolo, così e.Biscom con Dixit, così la Tiscali con Andala di Bernabè, così Acea con gli spagnoli di Telefonica.

Ma cosa c‘entra la RAI? Non certo per aumentare le chances di Wind, a Tatò non mancano né denaro né appoggi per garantirsi una licenza. Che cos’altro può portare RAI? Capitali no di certo: che il canone vada a pagare varietà e telequiz pazienza, ma che quei soldi (uniti a quelli del monopolio elettrico) vadano a far concorrenza ai privati, sarebbe veramente troppo. I contenuti cioè i propri prodotti informativi neppure, quelli sono la ragion d’essere del servizio pubblico, come potrebbe la RAI metterli a disposizione di un solo operatore? C’è la rete di trasmissione che, quando alla Rai era direttore generale Gianni Billia, Telecom (allora si chiamava Stet) cercò di comprarsi: ma era una delle manovre di Agnes e Pascale per ostacolare la privatizzazione.
L’ Enel semplicemente teme che la liberalizzazione intacchi il suo potere dominante. Per difendersi può già contare su un valido drappello di politici sostenitori dell’elettricità pubblica. Sommandoli a quelli sulle i volonterosibarricate per la televisione pubblica, la difesa diventerebbe insuperabile. Il partito RAI: . questo è ciò che la televisione pubblica porta in dote. Lo dice anche il ministro: Sommati ai volonterosi difensori del primato dell’elettricità pubblica, possono fare una bella squadra.“Mettere insieme; noi cerchiamo sempre di mettere insieme”.

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