Le ragioni dell’Acri e Debenedetti

novembre 5, 2007


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Lettere a Corriere Economia

di Stefano Marchettini

Egregio direttore,

la ringrazio per lo spazio dato alle fondazioni di origine bancaria (fondazioni) sul Corriere Economia di lunedì 22 ottobre. Dal quadro tratteggiato emergono, come è giusto, oltre a valutazioni positive anche aree di possibile miglioramento, nonché interessanti quesiti sull’evoluzione futura del ruolo delle fondazioni; si tratta, in alcuni casi, di questioni a cui le stesse fondazioni cercano risposte.

Rispetto a questo quadro, vorrei però fare alcune precisazioni, in particolare in merito ad affermazioni di Debenedetti. Riguardo all’accusa di autoreferenzialità, ricordo che le fondazioni sottostanno alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che assicura il rispetto della legge e degli statuti, ma hanno piena autonomia statutaria e gestionale; inoltre la loro governance è periodicamente rinnovata in base alle indicazioni dei soggetti rappresentativi dei territori in cui operano. Quanto agli interventi delle fondazioni in Cassa Depositi e Prestiti e nel fondo F2i, essi rientrano appieno nelle loro finalità istituzionali, fra cui c’è la promozione dello sviluppo economico, e quindi la crescita delle infrastrutture:

Riguardo, poi, a presunte inefficienze delle fondazioni, queste sono state confutate dall’Acri oltre un anno fa, ma è opportuno ricordare alcuni dati. Nel 2006 gli oneri di gestione delle 88 fondazioni, al netto dei costi per la gestione del patrimonio, se rapportati alle erogazioni deliberate (1,52 miliardi di €), sono stati pari all’11,9%; il dato scende all’8,6% se si considerano le 18 fondazioni più grandi, il cui patrimonio medio di 2 miliardi di € è comunque pari a meno di un decimo del patrimonio della fondazione Gates. Nel 2006 la fondazione Gates ha effettuato erogazioni per 2,84 milioni di dollari, con spese (program and administrative expenses più parte delle direct charitable expenses) pari al 5,5% circa. Si tratta di differenze spiegabili con la diversa dimensione, fiscalità e struttura di governance (assai leggera pure rispetto ad altre fondazioni americane nel caso della fondazione Gates); conta anche che, mentre le fondazioni hanno vincoli di conservazione del patrimonio, dal 2006 la fondazione Gates è vincolata ad erogare in tempi rapidi l’ingente apporto di Warren Buffett.
Un’ultima notazione: Debenedetti propone un’idea rovesciata della sussidiarietà quando afferma che è mancato un progetto sistemico per far fare un passo indietro allo Stato nell’erogazione di alcuni servizi (al fine di ridurre spese e pressione fiscale). Certamente non è pensabile che le fondazioni, dato il loro ruolo e date le grandezze in gioco, possano, anche solo in parte, sostituirsi al pubblico nei loro settori di intervento, a partire dai due citati nell’intervista (istruzione e sanità).

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