L'agricoltura e il ruolo dell'Europa. Una risposta a Giovanni Sartori

settembre 25, 2003


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

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Il fallimento di Cancun, l’agricoltura e il ruolo dell’Europa

Spendere metà del bilancio comunitario per sovvenzionare la produzione di massa di derrate alimentari, «smaltirla nei Paesi del Terzo mondo a prezzi stracciati», strangolando i contadini di quei Paesi: questa è la Politica agricola comunitaria. E il prof. Sartori lo riconosce.

È una politica inefficiente come metodo, discutibile come scelta, distorcente come risultato. I sussidi hanno distorto la scelta delle coltivazioni, portando l’agricoltura europea sempre più fuori mercato. È una formula figlia del prevalere dell’interesse di una nazione, la Francia, cui va il 40% degli aiuti in questione, e che Martin Wolf ieri metteva in testa alla lista degli «abominable no-man» che minacciano il commercio mondiale. Ma il prof. Sartori la difende.
Perché? Perché l’agricoltura europea, questa la sua tesi, potrebbe rivelarsi una provvidenziale riserva alimentare in grado di resistere alle devastazioni climatiche. Contro l’autoflagellazione colpevolista di un terzomondismo piagnone, il prof. Sartori indica all’Europa la via di un terzomondismo illuminato: in suo nome, l’Europa deve continuare a spendere il 40% del bilancio comunitario in vista di una futura, eventuale desertificazione del pianeta, dopo averne speso l’80% in passati decenni. Ignara, dato che di questo pericolo allora manco si parlava. «I Paesi poveri sono poveri perché mal governati», sostiene il prof. Sartori: e non si può che concordare. È per aiutarli a darsi istituzioni più democratiche che i Paesi dell’Occidente virtuosamente si proteggono dalla concorrenza dei prodotti degli sweat shops. I Paesi poveri vorrebbero a loro volta proteggere i propri contadini dalla concorrenza di prodotti sovvenzionati dalle democrazie occidentali? La richiesta è, a dir poco, «improponibile».

Franco Debenedetti

Un tempo nella pianura Padana convivevano produzioni agricole diverse: gelsi popolati di bachi da seta, orzo, biete da zucchero, alberi da frutta, … La varietà delle specie, grazie alla sapiente rotazione delle culture, preservava la fertilità della terra, che per almeno due millenni è stata una delle più produttive del pianeta.
Poi venne la politica agricola comune (Pac), che viene difesa dal prof. Sartori. Oggi in Pianura Padana, grazie alla struttura dei sussidi della Pac, si produce praticamente solo latte, in allevamenti intensivi, e la terra è interamente dedicata alla produzione delle granaglie che servono per alimentare le mucche. La varietà che aveva resistito per due millenni è scomparsa, e con essa la rotazione delle coltivazioni.
Se domani, come inevitabilmente accadrà, i sussidi ai produttori di latte padani finiranno, ci ritroveremo con una terra che farà fatica a ritrovare la varietà che la Pac ha distrutto. Altro che «difesa dalla desertificazione»!

Francesco Gavazzi

Replica Giovanni Sartori:

“Non ho scritto quel che sono accusato di aver scritto.
A Giavazzi faccio presente che non ho difeso la Pac; e anzi convengo con lui che quella politica è stata mal impostata e che una agricoltura senza rotazione e diversificazione rischia di essere «desertificante».
Ho solo detto che senza sussidi le campagne sarebbero abbandonate e che l’agricoltura europea morirebbe; e anche questo non sarebbe un bel risultato. Lo stesso vale per l’eccitazione del senatore Debenedetti.
Non difendo la Francia.
E non ho detto che i Paesi poveri dovrebbero a loro volta proteggere i propri contadini. Anzi, ho detto che il nostro dumping deve essere bloccato.”

Giovanni Sartori

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