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L’affare Dijsselbloem e le fake news

Pubblicato il 25/03/2017 @ 09:51 in Giornali,Il Foglio


Il 20 marzo Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, dà un’ampia intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: compiti della Commissione, insistenza di Schaeuble a far rispettare strettamente le regole, sostegno di Draghi, solidarietà dimostrata dai paesi del nord dell’Eurozona con i paesi in crisi. Alla fine, affermato che “come socialdemocratico ritengo la solidarietà estremamente importante”, conclude: “Ma chi chiede solidarietà ha anche dei doveri. Io non posso spendere tutti i miei soldi per alcol e donne e subito dopo invocare il suo sostegno. Questo principio vale sul piano personale, locale, nazionale e appunto anche europeo”.

Martedì 21, ore 20.24: nell’Ansa di Bruxelles la frase in prima persona diventa “non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto”. E nel riassunto alle 5 del 22 diventa “I paesi del sud dall’Europa spendono tutti i loro soldi in alcool e donne e poi chiedono aiuto”. Apriti cielo: dal minimo delle dimissioni al massimo di uscire dell’Europa, dalla greve allusione alle consuetudini olandesi quanto a consumo di alcolici e esibizione di donne, al malizioso “tutta invidia” di Prodi. (Manco uno che ricordasse “l’olandese lurco” del Falstaff). Una fake news? Certo: ma se la notizia era falsa non è che sia nata per caso. Non è che non ci siano ragioni se il redattore dell’Ansa ha istintivamente tradotto i “paesi in crisi” in paesi del sud (neppure nominati nell’intervista). La notizia falsa è la conseguenza di un fatto vero, la germanofobia che quotidianamente e in dosi massicce ci viene somministrata: dalla polisemia debito/colpa di Schuld, al salvataggio delle banche, ai nostri Npl contro i loro derivati, al profitto in termini di cambio tratto delle nostre sventure. Perfino il “deutsch und echt” nel finale dei Meistersinger, nella allusiva regia della Scala, suscita preoccupanti sospetti.

Oggi a Roma, i rimpianti per le speranze deluse di 60 anni fa dovrebbero accompagnarsi con un esame di coscienza. Forse proprio tra quelli che più hanno parlato di ever closer union si trova chi ha diffuso gli stereotipi che la rendono impossibile.

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