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La sinistra privilegi l’asse UE-USA

Pubblicato il 30/03/2005 @ 17:53 in Corriere Della Sera,Giornali

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Eccessiva la sintonia di Prodi con Chirac, sull’Iraq si è preferita l’afasia

Franco Debenedetti, domani lei, come senatore ds, sarà tra i partecipanti a un convegno sulla politica estera della Fed organizzato dall’associazione LibertàEguale. Ci saranno, fra gli altri, anche Amato, Maccanico, Mussi, Napolitano: quale sarà la proposta?
«Credo che il convegno nasca da una riflessione innescata dal1′ultimo voto sul rifinanziamento della missione in Iraq. In Parlamento, pur di evitare una contro-mozione di Rifondazione che avrebbe evidenziato una spaccatura nell’alleanza e anche nel Ds, 1′opposizione ha scelto di non dire nulla, ha preferito l’afasia».

Invece, che cosa avrebbe dovuto dire?
«A parte quell’episodio, c’e un’evoluzione del pensiero, un giudizio diverse dal totale rifiuto degli Usa. Come ha detto D’Alema al1′ultimo congresso, questa destra americana potrà piacere o meno, perde anche la destra dell’allargamento dell’area democratica nel mondo: e una sinistra non può non avere considerazione di questo. Fassino poi, nella famosa intervista dello “strappo” rilasciata alla Stampa, ha dato una sistemazione logica al rapporto tra sinistra, democrazie e dittature nel mondo».

Su cosa si dovrebbe fondare allora la politica estera della Fed?
“Dovrebbe considerare centrale un asse atlantico di collaborazione tra Europa e Stati Uniti. Quindi porsi come alternativa alla linea chiracchiana basata su rapporti bilaterali da parte di ogni stato: per esempio Francia con Cina, Francia con India, Francia con Brasile… Una politica, questa si, unilaterale, in cui i grandi Paesi perseguono i propri interessi nazionali”.

Eppure Prodi, dopo l’ultimo incontro con Chirac, ha dichiarato che loro due erano d’accordo su tutto.
«In effetti questa identità su tutti i problemi è parsa un po’ eccessiva, Pensiamo ad esempio ai rapporti all’interno dell’Ue: un’Unione costruita intorno a un direttorio franco-tedesco non è nel nostro interesse, perchè vedrebbe
1′Italia in posizione subalterna. Certo in un’Europa a 25 ci deve essere un nucleo di paesi che possono creare cooperazione rafforzata: ma per noi è essenziale che comprenda la Gran Bretagna e i maggiori “nuovi entrati”, come la Polonia».

E su Israele, quale atteggiamento dovrebbe avere la Fed?
«Non si può non prendere atto delle novità che ci sono in Medioriente: Iraq, Libano, Arabia Saudita… Inoltre oggi à dimostrato quello che gli israeliani dicevano da tanti tempo: che Arafat era 1′ostacolo a ogni miglioramento della situazione. Morto lui, e sotto 1′influsso degli avvenimenti iracheni, si stanno muovendo passi che prima sembravano impossibili».

Torniamo alla svolta di Fassino: dunque la sinistra prima sbagliava?
«Non la definirei una svolta. Ritengo che ci sia un’evoluzione maturata tenendo conto dei mutamenti: le elezioni in Iraq, la visita di Bush e i cambiamenti rispetto al primo mandato; e poi le novità in Europa, dove la presidenza Barroso sancisce uno spostamento dei poteri dalla Commissione ai governi, come si è visto dall’accordo sulla modifica del Patto di stabilità. Tra 1′altro bisognerà vedere se la Costituzione europea verrà approvata…».

In Francia la cosa è dubbia…
«E anche questo riduce i poteri della Commissione. La direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi è stata accantonata per propiziare il si dei francesi alla Costituzione. ».

Che cosa pensa di Bertinotti: ultimamente sembra avere un po’ cambiato idea sugli Usa e persino su Sharon.
«Sarà… Però la politica si fa con gli atti parlamentari, non con le interviste».

Dunque il problema con gli alleati più radicali dell’Unione resta.
«Nella Fed, tra Fassino D’Alema e Rutelli, la posizione che si propone è maggioritaria. Come dice Fassino, I’Unione è una grande alleanza con un forte timone riformista: ed ò il timone che detta la rotta».

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