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La sinistra che rema contro

Pubblicato il 24/06/1999 @ 12:24 in Giornali,La Repubblica


Il Senatore al Direttore di La Repubblica

Caro direttore,

si direbbe che scarseggino le anime, di questi tempi. Perdutamente senz’anima gli industriali, secondo Carlo Azeglio Ciampi, da Ministro del Tesoro. Perduta nella ricerca della sua la Sinistra italiana, secondo Eugenio Scalfari (La Repubblica 20 Giugno).

Che la politica sia comunicazione, che per comunicare efficacemente ci vogliano obbiettivi univoci e capacità di suscitare passione ed emozione; che su entrambi i fronti la sinistra abbia molto da rimproverarsi, è difficile negarlo. Ma non è questo ciò di cui oggi si discute nel centro sinistra: la ricerca dell’anima è piuttosto un’esigenza che stranamente unisce personaggi con storie personali ed opinioni politiche affatto diverse, un’indicazione che mira in due direzioni tra loro opposte.
Da un lato ci sono quelli che ritengono che in un paese culturalmente di destra la sinistra possa vincere solo con l’entusiasmo con cui nel ’96 persone che i muri avevano separato – ex-comunisti e riformisti, cattolici e laici – sono state conquistate ad un progetto politico innovativo, che tagliava i ponti con la prima repubblica.
E ci sono dall’altro quelli che hanno paura di perdere l’anima fuori dalle tradizionali politiche della sinistra, e provano emozioni solo per i nobili ideali scanditi alle manifestazioni.
Ai primi si vorrebbe ricordare che ad ottobre dell’anno scorso l’entusiasmo non è stato sufficiente a tenere insieme la coalizione, ciò che è mancato al progetto innovativo sono stati i voti di Rifondazione in aula.
Ai secondi, che piuttosto che riflettere sui dati delle elezioni italiane preferiscono trarre indicazioni da quelle francesi, ha risposto Massimo D’Alema: imboccare la via di Jospin è semplicemente impossibile, il nostro debito pubblico non ci consente 7 punti in più di spesa pubblica. Le reazioni alla incauta (incauta?) dichiarazione di lunedì di Prodi sono lì a ricordare a quali conseguenze andremmo incontro sol che questi vincoli venissero messi in dubbio.
E’ paradossale: noi abbiamo un tasso di partecipazione al lavoro 10 punti più basso del resto d’Europa , 15 rispetto agli Stati Uniti. Non basta questo per “trovare l’anima”? Abbiamo idea di che cosa diventerebbe questo paese se solo rosicchiassimo metà di quel distacco? L’obbiettivo non “esercita fascinazione sulla fantasia”, non “rappresenta interessi profondi e speranze per il futuro”? Io darei l’anima perché ci riuscissimo.
Non solo questo obbiettivo non è impossibile, ma sappiamo benissimo le cose che bisogna fare per centrarlo. Certo, sono cose che richiedono di vincere resistenze arroccate soprattutto a sinistra; ma è proprio per questo che tocca a noi farlo, non per la ragione della battuta un po’ cinica dell’avvocato Agnelli: se gli ostacoli stanno nel nostro campo, tocca a noi eliminarli.
Non solo questo obbiettivo non è impossibile, ma abbiamo gli uomini di Governo capaci di farlo. Il ticket D’Alema – Amato rappresenta probabilmente quanto di meglio la politica italiana ha saputo esprimere negli ultimi anni. E non è insolito che le elezioni le vincano i più capaci. Perduti nella ricerca dell’anima, per molti la professionalità appare sospetta, più cinico tatticismo che Beruf.

Io non mi chiedo se sia di sinistra il levare dai nostri figli una parte del debito dei padri, creare un welfare che consenta agli individui di scegliere come investire i propri risparmi, istruire i propri figli, curarsi. Non mi chiedo se sia di sinistra quello che Fabrizio Barca sta cercando di fare nel Mezzogiorno. Non mi chiedo se sia di sinistra dare più spazio all’iniziativa economica degli individui. So che se ci riuscissimo questo sarebbe diventato un altro paese.
Interrogarsi sulla propria anima, coltivare sentimenti che uniscano, e individuare forme organizzative lo favoriscano è legittimo ed utile. Ma a leggere le cronache di questi giorni non si riesce a scacciare il sospetto che proprio presso coloro che accusano D’Alema di tatticismo e questo governo di doroteismo, questo discutere ed interrogarsi in realtà serva a mascherare il proposito, o anche solo la riserva mentale, di guadagnare tempo, per riproporre, magari ad Ottobre, il problema del Governo. Se così fosse, alla sinistra non mancherebbe l’anima, mancherebbe la testa.

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