La sinistra che non c’è

agosto 4, 2001


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Lettera aperta dopo G8 e Telecom

Riguarda solo Ds e Margherita la crisi che attraversa la sinistra, o non finirà per ripercuotersi su tutto il Paese? Ci sono indizi che potrebbero alimentare questa preoccupazione.

Primo: la discussione sulla partecipazione alla manifestazione di Genova (prima sì, poi no, infine ci vada chi vuole), ha mostrato un partito, quello dei Ds, che decide abbacinato dall’idea di marciare comechessia in coda a 300.000 potenziali oppositori: senza chiedersi se i loro sentimenti siano compatibili con le tesi che i suoi stessi leader avevano fatto inserire nell’agenda del G8, senza approfondire a che cosa effettivamente si oppongano quelli che manifestano. Col risultato – che la tv impietosamente registrava – di consegnare la forza dell’irrazionalità emotiva a Bertinotti e il potere della razionalità logica, tutta intera, a Fini. Secondo: i fatti di Genova hanno il potenziale per mettere in difficoltà il governo di fronte ad un’opinione pubblica che vorrebbe conoscere la verità non solo in base al montaggio degli spezzoni di riprese televisive. Ma l’agitarsi delle fazioni ha prodotto tre diverse e contraddittorie richieste: mozione di sfiducia, commissione di indagine alla Camera, commissione di inchiesta al Senato. Risultato: i vertici della polizia soli ad essere sotto inchiesta, la magistratura indispettita dal vedere un’istruttoria affiancata alla propria, mentre il ministro Scajola ottiene dal Parlamento la conferma che gode della piena fiducia della maggioranza. Terzo: Pirelli ha comperato fuori mercato il 23% delle azioni Olivetti, sotto dunque il 30% che fa scattare l’Opa totalitaria. «La legge Draghi non funziona», tuona Guido Rossi dalle colonne di Repubblica, dando addosso ad una delle più importanti innovazioni legislative della sinistra (e contraddicendo se stesso che a suo tempo anzi avrebbe voluto alzare quella soglia). È una questione su cui si sono impegnati a suo tempo esperienze tecniche e competenze scientifiche, ma che ora diventa banale materia di sondaggio demoscopico: vuoi tu alzare o abbassare la soglia dell’Opa? La politica come attività fondata sulla logica, appoggiata se del caso al rigore scientifico, è stata per la sinistra una costante nei lunghi anni passati all’opposizione. Quella cultura è stata una fonte di legittimazione, a volte esibita con scostante superiorità. Questi tre episodi indicano invece lo smarrimento del senso di sé, il venir meno di una logica coerente. Il lungo, insistito applauso con cui la sinistra ha accolto il discorso di Giuliano Amato sul Dpef in Senato è parso perciò non solo espressione di consenso politico, ma segnale di liberazione emotiva: il ringraziamento a un salvatore a cui aggrapparsi più che la fiducia a una guida da seguire. Se continua lungo questa strada, la crisi della sinistra porta con sé l’inesistenza operativa dell’opposizione: e il rischio, in tal caso, che quello che è un problema politico diventi un problema democratico.

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