La rete del gas va sul mercato. Perché quella elettrica no?

novembre 18, 2000


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Una questione importante

Perché dopo quella del gas non mettere sul mercato anche la rete di trasmissione dell’energia elettrica?
La decisione dell’Eni di quotare in Borsa la società che possiede la rete di trasporto ad alta pressione del gas, se non si limiterà alla sola vendita di una quota di minoranza, ma sarà presto seguita dalla perdita del controllo, è sicuramente un fatto positivo. Come tale sarà stata accolta– c’è da immaginare – da parte dell’Autorità di Pippo Ranci, che aveva indicato nella separazione proprietaria un tassello fondamentale per la liberalizzazione del mercato del gas, sentendosi peraltro rispondere che questo non si poteva fare perché avrebbe danneggiato gli azionisti.

E’ comunque positivo che l’azienda scelga oggi di non stare ancorata ai vecchi privilegi e di liberare capitale per investirlo nei segmenti più dinamici del proprio core business.
La redditività dell’impresa che possiede i tubi e trasporta il gas dipenderà sostanzialmente dai prezzi che fisserà l’Autorità, e sarà verosimilmente non elevata, sia perché è un’attività a basso rischio sia perché prezzi contenuti di trasporto favoriscono i nuovi entranti e quindi la concorrenza. La gestione dei tubi è dunque più interessante per un risparmiatore attratto da rendimenti sicuri che non per un’azienda che vuole giocarsela da protagonista insieme ai grandi nel mercato delle fonti energetiche.
Di qui la domanda: se l’Eni si piglia gli applausi perché anche l’Enel non fa lo stesso?
Tutto il decreto Bersani sulla liberalizzazione dell’energia elettrica è un compromesso: ma quello sulla proprietà delle dorsali è un compromesso al quadrato. La proprietà della rete è posta in capo alla società Terna posseduta al 100% da Enel, mentre la gestione è affidata alla GRTN, di proprietà del Tesoro al 100%. Quest’ultima controlla anche la borsa dell’elettricità e l’acquirente unico: nonostante l’indipendenza del gestore della rete, il conflitto di interessi in capo al Tesoro è in re ipsa…
Ancora più che per il gas, il proprietario della rete può creare ostacoli ai nuovi concorrenti che desiderano entrare nel mercato liberalizzato. La loro possibilità di operare dipende concretamente dalle modalità e dai tempi di allacciamento; che costruiscano centrali in nuovi siti, che ne potenzino di vecchie, che importino dall’estero, tutti necessitano di nuovi elettrodotti. La barocca separazione rete- gestione sembra fatta apposta per allungare i tempi. D’altra parte, se non fosse per queste ragioni, non si spiegherebbe perché l’Enel voglia mantenere un capitale immobilizzato in attività a bassa redditività e con modesta capacità di crescita.
Conviene ai consumatori, conviene al Tesoro, conviene agli azionisti vecchi e nuovi. La domanda che ci si poneva all’inizio la si ripete alla fine di queste poche righe, ma questa volta con tono di incalzante urgenza: perché non vendere la rete di trasmissione dell’energia elettrica?

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