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La domanda rimasta senza risposta nell’audizione del governatore Fazio

Pubblicato il 28/01/2004 @ 11:31 in Giornali,Il Riformista

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Replica impeccabile, ma evapora il crack Parmalat

Ad aprire il fuoco era stato il Ministro dell’Economia: la sua testimonianza resa il 15 Gennaio alla Commissione Parlamentare di indagine conoscitiva sul crack Parmalat, a cui aveva consegnato il fascicolo delle lettere scambiate con Banca d’Italia e Consob, e dei verbali del CICR, era un pesante attacco soprattutto all’istituto di Via Nazionale.

La replica del Governatore é arrivata ieri, precisa e documentata, come é nel suo stile, in due fascicoli, uno fitto di riferimenti legislativi, l’altro di tabelle e grafici. Non mancavano, alla fine, le raccomandazioni: rafforzare i controlli interni ed esterni delle società, assicurare l’indipendenza delle società di revisione, valutare l’ipotesi di inasprire le pene, considerare una disciplina più stringente nei riguardi dei “soggetti industriali collegati” alle banche. Nessuno ha mai perso una lira o un euro dei danari depositati presso le banche, ha ricordato il Governatore, che si é anche levato il gusto di ammonire, a beneficio del Ministro dell’Economia, che il vero nemico del risparmio é l’ammontare del debito pubblico e il suo troppo lento declinare.
Il Governatore ha impostato la sua tesi su una netta separazione tra la Banca centrale e il sistema delle banche, tra le azioni dell’una, e le attività delle altre. Tesi efficace a “difendere” Bankitalia: ma che ha lasciato senza risposte quanti, più che di cercare colpe, sono interessati ai fatti sistemici, al rapporto tra le banche e il mondo delle imprese, le loro scelte, e la loro crescita.
“La legge non attribuisce alla Banca d’Italia alcuna competenza in merito alla gestione e ai conti delle imprese industriali e commerciali”, sta scritto nella relazione, a pagina 17. E’ fuori luogo chiedersi se su quei fatti le banche debbano avere una qualche “competenza”, e come la dimostrino?

“Dai controlli affidati alla Banca d’Italia é esclusa qualsiasi valutazione di carattere economico sulla convenienza dei titoli offerti o sul grado di solvibilità dell’emittente”, continua a pagina 22. E’ fuori luogo chiedere quali responsabilità derivano alle banche, che, si spera, tali valutazioni le avranno pur fatte?
Anche “nell’ipotesi estrema che l’intero importo dei finanziamenti dovesse risultare inesigibile”, (pagina 12), le conseguenze sarebbero ben sopportabili dal sistema bancario. Ma basta ricevere l’assicurazione che anche le nostre banche hanno saputo suddividere saggiamente il rischio? Basta in un paese, in cui le banche, oltre che emettere i titoli di debito, sono proprietarie della maggior parte degli intermediari che questi titoli collocano sul mercato, e financo della Borsa in cui essi vengono negoziati?
E’ vero che la maggior parte delle emissioni Parmalat sono state curate da banche estere, e largamente rivendute sui mercati esteri. Ma é proprio certo che a formare le loro decisioni, non abbia avuto un peso anche la valutazione sulla compattezza del sistema bancario italiano, e del modo con cui esso é vigilato e protetto da Bankitalia?
Il crack Parmalat, ci rassicura il Governatore, ha conseguenze trascurabili o sopportabili per il sistema bancario. Restano, é vero, 85.000 famiglie che hanno una “eccessiva esposizione alle sorti” di Parmalat, verso le quali sarebbe stata necessaria “probabilmente” una maggiore professionalità: le banche agiranno selettivamente per ristabilire la fiducia nel sistema. Sicché alla fine veniva da chiedersi dove mai siano finiti quelli che sono stati frodati: il crack Parmalat era come sparito dallo schermo, evaporato.
Questo succede se lo si guarda dalla parte delle banche. Ma dal punto di vista del Paese, resta del tremendo danno reputazionale subito; resta il pesante limite posto alla crescita delle imprese da un siffatto metodo di valutazione del merito di credito. Dal punto di vista del Paese, alle banche non ci si può accontentare di chiedere che non perdano troppo, non si può sostenere che la truffa era solo dovuta all’abilità dei ragionieri di Collecchio ed alla “mancanza di un solido riferimento etico” del loro capo. Sul sistema bancario italiano Bankitalia esercita un controllo penetrante ed efficace. La domanda centrale per il Paese é quale relazione ci sia tra questo tipo di controllo e il funzionamento del nostro sistema bancario. Questa domanda continua a non avere risposta.

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