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In quel 70 per cento che sta con Berlusconi

Pubblicato il 22/10/2008 @ 18:00 in Giornali,Il Riformista

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Fortuna sfacciata o preveggente tempismo? Con Berlusconi al 70% di consensi e il Pd sotto il 30%, davanti al nuovo giornale si spalanca la pianura di un’eccezionale opportunità. Non per il 30%, of course, ma per il 70%.

Se era per prendersela per errori e timidezze del Pd, il vecchio formato bastava e avanzava. E il 70% è il bersaglio grosso, quello che ha nel mirino la strategia vincente: la vulnerabilità di un consenso nord coreano in un paese che non è la Corea del Nord. In Italia, la gente è abituata a pensare, parla: e – speriamo – legge.
Bisogna parlare ai nostri Joe the Plumber. In quel 70% c’è gente che la politica, quando c’è, la riconosce, e quando c’era, ci ha creduto. Ha creduto all’Ulivo delle prime liberalizzazioni. Ha creduto nell’euro e sa che c’è chi ci ha perduto, ma anche chi ci ha guadagnato. Non vuole perdere i suoi risparmi, ma ricorda come era con le banche democristiane e socialiste. I nostri Joe è gente che sa andare per il mondo a fabbricare e a vendere, e sa come finisce quando si alzano barriere agli scambi, gelosie e rivalità tra individui, tra classi, tra paesi.

La grande crisi di fiducia che ha rischiato di far collassare i mercati finanziari ha probabilmente contribuito al consenso di cui gode ora Berlusconi. Ma presto molti di quel 70% incominceranno a riflettere che le medicine dopo un po’ diventano droga. Sanno che la crisi porterà a una maggiore presenza dello Stato nell’economia, e che questo riguarda non solo banche e grandi aziende, ma la libertà di tutti.

La grande crisi di fiducia offre al Berlusconi in versione situazionista l’opportunità di una politica spettacolarizzata: via l’Ici, via Air France, via la munnezza, garantisco tutto io, comprate Eni ed Enel. Premia Tremonti che ha per tempo visto alzarsi il vento della crisi, e che ha saputo con decisione e autorevolezza organizzare le misure di emergenza. Ma il pregiudizio ideologico di cui Tremonti non ha certo fatto mistero legittima il sospetto che egli finisca per usare l’emergenza per spostamenti di potere permanenti, che dal protezionismo si passi alla protezione, e dalla protezione al protettorato. In quel 70% ci sono molti che pensano che la redistribuzione del potere economico ereditato dai tempi dell’Ulivo avrà per risultato finale un assetto più intrecciato, più blindato, meno scalabile. Lo temono possibile, ma non lo credono inevitabile.

Potrebbe darsi che proprio quel troppo di intelligenza nel prevedere dell’uno, e quel troppo di capacità a spettacolarizzare dell’altro, svelino il gioco e alla fine si ritorcano contro. Dio non paga il sabato: per questo il Riformista esce anche la domenica.

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