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In Italia paghiamo troppe tasse (Vero)

Pubblicato il 06/02/2014 @ 09:54 in Giornali,Il Sole 24 Ore


Per Luigi Einaudi, le imposte sono il compenso dato allo stato in cambio dei servizi ai cittadini. Per Innocenzo Cipolletta, che «si paghino troppe tasse e non si abbiano indietro servizi sufficienti e di qualità adeguata» è solo una sensazione diffusa: e titola provocatoriamente il suo pamphlet In Italia paghiamo troppe tasse. Falso!. Toni differenti, ma per l’uno e per l’altro, per giudicare di tasse e servizi, li si deve porre a confronto. Confronto tuttavia in sé problematico: l’entità delle tasse è un fatto oggettivo; la qualità dei servizi dipende da un giudizio soggettivo. Il problema del confronto Einaudi lo risolve collocandosi nel campo soggettivo del linguaggio, sostituendo la parola imposta con la parola compenso. Cipolletta, trincerandosi in quello oggettivo delle statistiche, e usandole in un suo singolare sillogismo.

Premessa maggiore: le statistiche mostrano che in Italia, al netto dell’evasione fiscale, non si paga di più della media europea. Premessa minore: le statistiche mostrano che l’Italia spende soldi pubblici in maniera molto simile a quella degli altri Paesi europei. Conclusione: che si paghino troppe tasse e si abbiano servizi inefficienti è solo una «sensazione» non confermata da fatti, si spiega solo con la «campagna di demonizzazione della spesa pubblica», con la «ventata liberista».

«Buscar el levante por el poniente»: quando si scende dalla caravella con cui Cipolletta ci ha fatto attraversare l’oceano statistico – fuori di metafora, quando si posa il libro – ci si chiede dove sia finita la realtà, l’esperienza vissuta da chi produce reddito e da chi fruisce dei servizi. Ci si domanda se non ci sia modo più diretto per valutare spese e servizi, e rispondere alla domanda se in Italia paghiamo troppe tasse. (A parte il fatto che, essendo provato che il rapporto Spesa/Pil cresce al crescere del Pil, per chi come noi è cresciuto meno sarebbe fisiologico avere un rapporto più basso).

Prendiamo le spese: è quasi mezzo secolo, 43anni, che si susseguono i tentativi, che dico?, i programmi le decisioni gli impegni per ridurre la spesa pubblica. Ne documenta gli insuccessi Conoscere per non deliberare, un paper di Nicola Rossi per l’Istituto Bruno Leoni. Ma il bilancio dello Stato è guardato a vista dai mercati e da Bruxelles, e allora per far quadrare i conti si dà il via ai tagli lineari: sono la dichiarazione ufficiale non solo che si spende troppo, ma che il sovrappiù è tanto grande e tanto distribuito da sopportare una generale riduzione mantenendo sostanzialmente il livello dei servizi. Se siamo sopravvissuti ai tagli lineari, quanto di meno si potrebbe spendere e quanto di più si potrebbe fornire, con i tagli indicati via via dai Giarda, dai Bondi, dai Giavazzi, e con quelli che indicherà Cottarelli? Quanto si spenderebbe di meno se la pubblica amministrazione mettesse mano alla reingegnerizzazione dei processi? Le statistiche ci dicono anche della nostra competitività rispetto agli altri Paesi: recuperarla tocca solo alle imprese private – come tutti riconosciamo -, o anche lo Stato dovrebbe fare la sua parte – come Cipolletta sostanzialmente nega? E se non ci si riesce, perché non lasciar fare a privati in concorrenza quello che il pubblico in monopolio non sa fare? Consentire di diversificare l’offerta e dare ai cittadini libertà di scelta sarebbe una «ventata liberista»? Servizio universale, quante diseguaglianze perpetrate in tuo nome!

Per fare confronti non abbiamo bisogno di guardare gli altri, abbiamo sottomano quelli tra Nord e Sud. Sulla qualità del sistema scolastico un po’ di statistiche ci sono; su quella della sanità ci sono i numeri di chi si sposta per farsi curare al Nord. Chiusa la Cassa del Mezzogiorno, la “nuova programmazione economica” di Fabrizio Barca avrebbe dovuto realizzare un minimo di professionalità amministrativa: è recente la notizia che forse si dovrà commissariare un’intera Regione. Quanto si ridurrebbe la spesa pubblica e quanto migliorerebbe la qualità dei servizi se venissero adottati i costi standard?
Finito di leggere, mi cade l’occhio sui titoli della collana Idòla di cui fa parte “In Italia paghiamo troppe tasse. (Falso!)”. Noto che il quarto libro della serie ha per titolo “Il Sud vive sulle spalle dell’Italia che produce. (Falso!).”
E tutto mi è chiaro.

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