Il veto di Schröder alle scalate sarà un boomerang per la Germania

dicembre 2, 1999


Pubblicato In: Giornali, Panorama


È questione semanti­ca, come quella tra so­stanza e accidente della scolastica, se un’opa sia ostile o amichevole: de­ciderlo certo non tocca al management della so­cietà oggetto dell’offer­ta, ma spetta agli azio­nisti. Il management de­ve dire se l’offerta è con­veniente, rivelare i fatti che permettano allo sca­latore di incrementare la propria offerta. E poi re­stare neutrale: né difen­dere il proprio interesse creando ostacoli, né per­seguirlo accordandosi con lo scalatore.

Cose di un altro mondo, si direb­be, rispetto alle preoc­cupazioni che esprime il cancelliere tedesco Gerhard Schröder quan­do si oppone all’opa del­la Vodafone sulla Man­nesmann. Schröder chiede che venga garan­tita in Mannesmann la permanenza delle attività siderurgiche da cui partì la diversificazione che ne ha fatto un protagonista della telefonia europea. Nella Ruhr nacque, nel 1952, il sistema della Mitbestimmung, la coge­stione: alle aziende del carbone e dell’acciaio la legge ne impone l’appli­cazione più «dura». In Mannesmann Schröder trova un caso emblema­tico per difendere le ra­dici della Mitbestimmung contro l’imperativo an­glosassone della sha­reholder value, la con­servazione dell’integrità del perimetro aziendale contro il principio della “distruzione creatrice.

L’economia sociale di mercato ha dato alla Germania coesione poli­tica e tranquillità socia­le, ma al prezzo di una redditività del capitale che è quasi un terzo di quella Usa. Schröder, opponendosi all’opa ostile, arreca all’Azienda Germania un danno che va oltre quello di privar­si di un potente stru­mento per l’efficienza delle aziende. Le azien­de tedesche che fanno shopping in Usa, Daim­ler con Chrysler, Deut­sche Bank con Banker’s Trust, comprano (e pa­gano) anche una cultura diversa da innestare su quella d’origine. Ma quando un’azienda eu­ropea progetta di unirsi con una grande impresa tedesca, sa che deve sottostare a vincoli pe­santi: di fronte alla pro­posta di fusione con la Deutsche Telekom gli azionisti della Telecom Italia hanno mostrato di saperlo bene.

P.S. Valgono anche per le nostre banche questi principi? Certo, ma questo implica due cose. Primo, che non è più vero che le banche sono imprese diverse dalle altre. Secondo, che l’autorità che autorizza le fusioni non può più es­sere responsabile degli esiti successivi. Ci sono leggi da modificare. lo ci sto, voglio vedere se ci stanno quelli che critica­no il governatore per la sua interpretazione del­le norme vigenti.

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