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Il taglia-stipendi è rozzo e comunista

Pubblicato il 16/05/2008 @ 17:22 in Corriere Della Sera,Giornali

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Intervista a Franco Debenedetti

Ragionamenti rozzi e tesi paracomuniste che alimentano un clima populistico. Non usa mezzi termini Franco Debenedetti, manager di lungo corso, poi parlamentare dell’Ulivo e ora nei board di Cir, Cofide e Piaggio, nel bocciare la proposta della Uè di sforbiciare gli stipendi d’oro dei dirigenti.

Senatore, che cosa non la convince dell’idea?

Sono rimasto senza parole leggendo quanto ha detto il presidente tedesco Koehler secondo il Financial Times. Per la durezza dei toni e, con il dovuto rispetto per la carica, per la rozzezza del ragionamento. Toni a parte, anche l’altro ieri nella riunione dei policymaker europei con Joaquin Almunia, i titoli dei giornali parlano di stipendi scandalosi. E non mi stupirei se ciò di cui ora si parla dovesse apparire acqua di rose rispetto a ciò che accadrà durante il semestre di presidenza francese.


Quindi se l’aspettava?

Beh, devo dire che mi ha fatto impressione sentire Giulio Tremonti promettere sacrifici a petrolieri e banchieri. Quando Rifondazione comunista dai manifesti 6×3 prometteva che avrebbe fatto soffrire anche i ricchi, io non ero certo tra quelli che battevano le mani. Ma cerchiamo di restare pacati.


Si potrebbe dire che spesso le retribuzioni non sono allineate al merito.

Quando i contrasti diventano troppo grandi e il rapporto con il merito non viene più percepito, si producono fratture sociali e perde credibilità chi propone riforme meritocratiche. Doveroso è darsi l’obiettivo di una più equa ripartizione del reddito. Ma le politiche redistributive stataliste difficilmente raggiungono gli scopi. E in nessun caso possono essere punitive di comportamenti che non hanno violato le leggi.


Però nella proposta europea sembrano esserci altri i fini. Non pensa?

Le parole di Koehler sono esplicite: secondo lui le paghe esorbitanti dei grandi banchieri sono se non la causa determinante certo una delle cause determinanti della crisi dei subprime.


Però i megaincentivi per i risultati di breve periodo potrebbero aver favorito la crisi.

Guardi, che forti incentivi e stock option abbiano contribuito a gonfiare la bolla, è possìbile. Diciamo pure che è sicuro. Ma dire che questa sia la causa della crisi è superstizione, non logica economica. Come si può davvero pensare che i superstipendi di qualche dozzina di banchieri abbiano potuto produrre mille miliardi di dollari di perdite? Piuttosto i responsabili andrebbero cercati altrove.


E dove?

I primi responsabili siedono ai vertici delle banche centrali, in particolare alla Fed. Per avere mantenuto troppo a lungo bassi i tassi e avere immesso quantità immense di liquidità, e per non avere reagito in tempo quando i segnali della bolla speculativa dovevano esserle evidenti. Le banche centrali hanno la supervisione sulle banche commerciali, ma non hanno chiuso in tempo le lacune regolamentari che hanno permesso la creazione e il finanziamento dei veicoli speciali per vendere i prodotti sul mercato.


La sento un po’ pessimista.

E sente bene. Può essere pericoloso lasciarsi portare da quest’aria populistico-protezionistica che circola, credendo di poterla governare, pericoloso soprattutto per Paesi piccoli come il nostro che dipendono molto dagli scambi con gli altri, (riproduzione riservata)


Michele Arnese

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