Il Senatore risponde all'articolo di Mario Segni

dicembre 14, 2004


Pubblicato In: Giornali, La Stampa

lastampa-logo
Risposta aperta all’intervento di Mario Segni su La Stampa del 12 dicembre 2004

Caro Mario, per evitare che Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, abbia il controllo della quasi totalità delle reti televisive nazionali ci sono, in teoria, due soluzioni: pubblicizzare Mediaset oppure privatizzare RAI. La prima é palesemente assurda. Resta la seconda: l’Ulivo la mise nel suo programma e non la realizzò, anche quando l’esito delle elezioni del 2001 era già prevedibile, e quindi anche la situazione a cui avrebbe dato luogo.

Ora la Gasparri offre un surrogato di privatizzazione, che rende se non impossibile, ancora più difficile una privatizzazione vera. D’altra parte sembra evidente non esserci nessuna possibilità che, a smontare la concentrazione di potere mediatico che tu giustamente lamenti, un intervento politico sopravvenga o dal Parlamento Europeo o da quello Italiano.
Nulla da fare allora? Non credo, anzi suggerisco azioni lungo due direttrici, una aperta al futuro delle soluzioni radicali, l’altra attenta al presente delle opportunità contingenti.
Quanto alla privatizzazione della RAI credo si debba:

  1. Rifiutare di considerare la vendita del 30% delle azioni una privatizzazione, o un primo passo nella direzione giusta.
  2. Ricordare che, se il rifiuto a privatizzare la RAI deriva dall’interesse delle principali forze politiche
    di non perdere quella che è di fatto una loro proprietà, esso ha bisogno di ammantarsi di pregiudizi ideologici: che il servizio pubblico comporti la proprietà pubblica, che la TV faccia male, che strangoli i giornali. Bisogna smontare gli orpelli perché appaia in tuta la sua nudità la “appropriazione indebita” della RAI da parte della politica.

Quanto alle cose contingenti:

  1. Rendere avvertita l’opinione pubblica dell’importanza delle nomine dei nuovi presidenti delle Autorità Antitrust e delle Comunicazioni: in modo che soluzioni di basso profilo, o che non garantiscano indipendenza dall’esecutivo, comportino un altissimo prezzo politico per il Governo, se le proponesse.
  2. La Gasparri (e la tecnologia) consentono aperture: non vanno disconosciute, anzi vanno enfatizzate e favorite. L’aumento a 12 ore del tempo di trasmissione su tutto il territorio nazionale concesso alle Tv private, sta già consentendo la nascita di network in syndication. RAI e Mediaset dovranno concedere il 40% della capacità del digitale terrestre a produttori di contenuti o di palinsesti. Sky sta crescendo, Telecom ha acquistato i diritti del calcio.

Saranno azioni contingenti, ma sono anche lo sole che, nel breve periodo, possono dare risultati
positivi o impedire fatti negativi. Diventerebbero però impercorribili se si scegliesse di rifiutare in toto la Gasparri. Questa assicura ciò che la Maccanico consentiva in modo incerto, che Rete 4 non vada sul satellite; e avvia, in modo finto, quello che la legge del centrosinistra non avviava per nulla, cioè la privatizzazione della RAI. Chi è senza peccato…

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: