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Il Riformista – 30 giugno 2006

Pubblicato il 30/06/2006 @ 17:51 in Giornali,Il Riformista

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Con quale maggioranza dovrà essere approvata la norma per aumentare la maggioranza necessaria per modificare la Costituzione? Il gioco di parole nasconde una contraddizione annidata all’interno della proposta, enunciata in modo generico nel programma dell’Unione, e ribadita in modo perentorio dopo l’esito del referendum dai più intransigenti custodi della Costituzione: e cioè che in futuro si debbano impedire modifiche a colpi di maggioranza e che quindi queste debbano essere approvate dai 2/3 e non solo più dalla metà degli aventi diritto al voto.

Se questa modifica all’articolo 138 fosse approvata con i soli voti dell’Unione, l’opposizione avrebbe tutte le ragioni di accusare di sopruso una maggioranza che decidesse di essere lei l’ultima a poter cambiare la Carta a colpi di maggioranza. Né si potrebbe accusare di ostilità preconcetta un’opposizione che rifiutasse di far convergere i suoi voti per rendere per prima cosa più difficilmente modificabile una Costituzione a cui non solo essa, ma, seppur in modi diversi, quasi tutti ritengono si debba porre mano. E se anche lo trovasse, neppure un accordo metterebbe al riparo da inghippi: se alla fine mancasse un solo voto al raggiungimento dei 2/3, come fare a cancellare il risultato di una deliberazione parlamentare valida in base alla lettera che si vuole abolire, ma in contrasto con lo spirito che si vuole instaurare?
Il gioco della matrioska può continuare, e rivelare qualche maliziosa bambolina. E’ naturale che la proposta di un accordo con l’opposizione per la modifica dell’articolo 138 debba essere sottoposta al voto dei parlamentari dell’Unione: con quale maggioranza, semplice o allargata, essi decideranno che debba essere approvata la proposta di richiedere una maggioranza parlamentare allargata per approvare la norma costituzionale di innalzare la maggioranza?
Non si deve far spallucce delle contraddizioni, sovente rivelano errori logici. In questo caso, l’ignorare il rapporto tra un testo e i modi per modificarlo. Quando si scrive un testo – che sia un contratto privato, una legge, una Costituzione – esso dipende in modo fondamentale dalle regole con cui lo si può modificare. Dal matrimonio con o senza il divorzio, alle modalità per l’uscita dal trattato di Maastricht e dall’euro. Le Costituzioni hanno ciascuna la loro propria “rigidità”, non esiste un meglio o un peggio. La rigidità è una loro caratteristica, strettamente legata tra l’altro ai rapporti tra maggioranza e opposizione, alla mobilità dell’elettorato ecc… E senza dimenticare che a ogni soglia di approvazione è connesso un diritto di veto: si guardi che cosa succede in Italia a proposito di amnistia. Una cosa è certa: volere cambiare le regole con cui si modificano i testi, senza contemporaneamente rivederli, peggio, pretendendo di lasciarli per intanto inalterati, è arbitrario. Peggio, un arbitrio.

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