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Il no pregiudiziale degli sconfitti DS
Pubblicato il 21/01/2002 @ 16:09 in Giornali,Panorama
“O si cambia o colpiremo uniti” hanno detto i sindacati a Palermo
“O si cambia o colpiremo uniti” hanno detto i sindacati a Palermo domenica scorsa, e contro le proposte del governo su licenziamenti e pensioni hanno annunciato fitti scioperi. Una dura sconfitta per il Ministro Maroni che per corteggiare CISL e UIL e dividere il fronte sindacale si era imposto anche a Tremonti rinunciando a rivedere le pensioni di anzianità e al secondo tempo della riforma.
A dare al governo un mese di tempo per cambiare é stato il segretario della CISL: un indizio che nella ritrovata unità di Palermo vi sono posizioni diverse, e che anche questa è una “partita doppia”. Per Sergio Cofferati, il no è una decisione strategica: questo è un governo con cui non si tratta. Invece per Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, il problema dopo l’esito delle elezioni del 13 Maggio era e resta se portare alle ultime conseguenze il divario crescente con la Cgil – dal clamoroso episodio del contratto integrativo di Milano in avanti– e maturare le condizioni per uno strappo analogo a quello sulla scala mobile nel 1983. Se lasciare Cofferati e Bertinotti soli nella loro strategia di intransigenza, portando CISL e UIL a farsi carico del compito storico di indicare alla sinistra e all’intero paese una strada diversa.
Né il Governo né l’opposizione li hanno aiutati. Il Governo, se voleva (legittimamente) portare dalla sua Cisl e Uil su pensioni e lavoro, non doveva sommare a questo fronte altri scontri al calor bianco come su giustizia ed Europa. Quanto all’Ulivo, la Margherita non ha dato una mano alla CISL, i Ds hanno guardato con indifferenza alla mano tesa a Pesaro da molti dirigenti e quadri Uil a Fassino. Eppure c’erano premesse e promesse per riconoscere che il tabù dell’articolo 18 e le pensioni di anzianità sono problemi a cui si deve porre mano.
Senza scontri muro contro muro, ma per riequilibrare le garanzie a favore di chi oggi non ne ha.
Il no pregiudiziale ha senso per chi, come Cofferati, ha perso il congresso Ds.
Ma ne ribalta l’esito in piazza.
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