Il fattore paura

luglio 19, 2002


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Il timore di perdere è il vero guaio dei DS

“Non si potendo ottenere le cose grande senza qualche pericolo, si debbono le imprese accettare ogni volta che la speranza è maggiore della paura”.

La frase di Guicciardini offre qualche spunto di riflessione ai partiti dell’Ulivo, e in particolare al mio partito, i DS. Prima di tutto: quali sono “le cose grande”.

C’è una faglia che attraversa lo schieramento di centrosinistra, e in particolare i DS, tra chi sostiene che “le cose grande” siano la vittoria alle prossime elezioni politiche e il ritorno alla guida del paese, e chi invece pone come ragione e scopo dell’azione politica la difesa dei “diritti”; tra chi pensa che prima debba venire la crescita del Paese e dunque la creazione di maggiore benessere per tutti, e chi pensa che l’equità debba essere direttamente perseguita, e che la redistribuzione sia il solo mezzo realizzarla.

La frase di Guicciardini ci mette il dubbio che forse questa “partita doppia”, più che nella contrapposizione tra grandi principii, si gioca tra speranze e paure. La paura di perdere non già i “valori”, ma i voti di quelli che, in loro nome, reclamano l’immutabilità dei “diritti”. E che se il centrosinistra non si decide a “le imprese accettare”, non è per motivi ideologici, ma perché la speranza di “ottenere le cose grande” che non ci sono è, in questo momento, minore della paura di perdere quelle, magari meno “grande”, ma che ancora resistono. Il problema per i DS oggi è tutto qui: nel fatto che attualmente prevalgono le paure sulle speranze. E queste categorie, nient’affatto ideologiche, possono servire a inquadrare la gelida lettera con cui D’Alema incolpa l’Unità di “alterare deliberatamente le [sue] posizioni al solo scopo di alimentare polemiche”; e le accuse di intesa col nemico che gli ritorce contro Giovanni Berlinguer.
La disputa se Sergio Cofferati sia o no un riformista appartiene alla scolastica: ma i 5 milioni di firme che il leader della CGIL ricorda sempre di poter mobilitare, le somministra come un tranquillante per scacciare la paura, non le amministra come un capitale da investire nella speranza.

Eppure la sinistra è stata sempre il partito della speranza, anche e soprattutto per coloro che avevano ottime ragioni di avere paura. Ed è singolare che chi incita la sinistra ad avere disponibilità a captare le aspettative della maggioranza degli italiani, fiducia nella propria capacità di interpretarle fuori dagli schemi consueti, e coraggio nel guidarle verso traguardi di crescita e di equità, tenda ad essere considerato come un corpo estraneo dai severi protettori delle paure.

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