C’è lo «scandalo» delle immagini dei bambini torturati e violentati trasmesse dai telegiornali Rai; e c’è quello della reazione a catena che esso ha prodotto nell’azienda, nelle strutture che producono i servizi, e in quelle gestionali e politiche che vi sovraintendono. Due «scandali», uno cresciuto sull’altro, ma distinti tra loro, e ormai separati anche sulle pagine dei giornali. Le strade che hanno imboccato sfociano su due diversi mondi di problemi, pongono domande diverse.

Qual è il rapporto tra il potere di informare i cittadini e quello di perseguire i sospetti? In che modo un fatto e la sua rappresentazione si influenzano a vicenda, e insieme formano le nostre opinioni, le nostre paure, il nostro immaginario, determinano i nostri rapporti con gli altri? Che relazione c’è tra informare e educare, tra informare e giudicare? Dove passa il confine tra pietà e morbosità, tra moralità e moralismo? Queste alcune tra le molte domande sollevate dallo «scandalo» della trasmissione.

E poi c’è l’altro «scandalo»: un’impresa con due organigrammi, quello gestionale e quello partitico, un’azienda tesa fra due obbiettivi, tra due ordini di priorità, merito o raccomandazioni, il futuro lontano di una missione o quello prossimo di un’elezione. La schizofrenia tra i due modi in cui si intende il «servizio pubblico».

«Poi ci si è messa di mezzo la politica: un assalto ipocrita», ha detto Gad Lerner. Il vaso si è rotto, ma Lerner si è rifiutato di coprire le crepe con una mano di stucco. Con le sue dimissioni è riuscito a tenere distinti i due «scandali», non ha consentito che un compromesso nascondesse il filo che li unisce: questo è ciò di cui dobbiamo essergli grati. E a causa dello «scandalo» della Rai posseduta dai partiti che dalla Rai non possiamo attenderci le risposte alle domande sollevate dallo «scandalo» delle immagini mostruose trasmesse. Perché è impossibile essere insieme ossequienti e responsabili, superficiali e profondi, duttili e rigorosi. I due significati di «servizio pubblico» restano inconciliabili tra loro.