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Il “caos” che porta i mercati in rosso

Pubblicato il 12/02/2016 @ 15:25 in Varie


Intervista di Pietro Vernizzi a Franco Debenedetti


Un’altra giornata di panico sulle Borse quella di ieri, dopo che mercoledì c’era stato un balzo superiore al 5%. Ad andare male non è solo Milano ma tutte le Borse europee, oltre che Wall Street. Male soprattutto le banche, e anche in questo caso non solo quelle italiane, ma anche Societe Generale e altre dl Vecchio continente. Ne abbiamo parlato con Franco Debenedetti, commentatore politico, imprenditore ed ex senatore.

Che cosa sta accadendo sulle principali Borse europee?
Le Borse reagiscono a una serie di fattori, alle decisioni delle banche centrali, alle scelte dei governi, in generale ai segnali del dibattito politico, ai consensi e dissensi che esse incontrano. I prezzi si formano sulla base di tutte le informazioni disponibili.

Lei come valuta la linea seguita dalle due principali banche centrali, Fed e Bce?
Il mestiere delle banche centrali è quello di mettere in chiaro un quadro dei loro atteggiamenti futuri sufficientemente stabile, nel quale gli operatori possano prendere le loro decisioni. Se questa visione è poco chiara o cambia troppo sovente, questo determina lo sconcerto degli operatori.

La visione della Bce di Draghi è sufficientemente chiara?
Nel discorso del 31 gennaio scorso di fronte alla Bundesbank a Francoforte, il presidente della Bce Mario Draghi ha detto molto chiaramente quale sia la sua linea. Non solo da oggi, ricordiamo il “Whatever it takes” di Londra. Per la sua costituzione, compito della Bce è garantire il valore della moneta. Quindi, prima di tutto, che la moneta continui a esistere. La determinazione di Draghi è chiarissima; e finora è riuscito anche ad agire di conseguenza, superando le resistenze che ci sono all’interno della banca centrale.

Perché questo non basta a rassicurare le Borse?
Perché le politiche della Bce sono uno dei tanti fattori che influenzano l’andamento dell’economia, il valore dei beni, e le previsioni che gli operatori fanno del loro andamento nel tempo. Le mosse di Draghi sono importanti, ma il mondo è grande. Rispetto a quello che deciderà il partito e il governo cinese, l’influenza delle parole di Draghi è, diciamo, modesta. E anche sull’andamento dei tassi di interesse Usa la Yellen ha un quadro più variegato davanti a sé. E poi ci sono i fatti: ad esempio i migranti. E ci sono le opinioni: ad esempio quelle di rispettati economisti, tra tanti Wolfgang Munchau, che ogni lunedì sul Financial Times ci dice che l’unica previsione sicura è che l’euro fallirà.

Che cosa intendeva Draghi quanto ha detto che ci sono delle forze che “cospirano” a tenere bassa l’inflazione?
Draghi non ha detto così, ma ha usato la parola “conspiring”, che in inglese non vuole dire cospirare. Significa convergere, confluire, cooperare. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, Renato Brunetta, ha già cercato di innescare una polemica: saremmo al replay di quella che, per lui, è stata la “cospirazione” che ha portato alle dimissioni di Berlusconi e alla nomina di Monti. Sbagliata lessicalmente la prima, errata storicamente la seconda.

Secondo lei, perché lo spread Btp/Bund continua a salire?
Il sistema finanziario europeo sarebbe più stabile se si disaccoppiasse il rischio­Paese dal rischio­banche. Oggi le banche hanno troppi titoli di debito pubblico nel loro portafogli: in particolare quelle italiane di debito pubblico della Repubblica. Su come fare si discute da più di un anno. Una delle misure suggerite consiste nel considerare non a rischio zero il debito pubblico italiano: per non dovere accantonare maggiori riserve, le banche italiane dovrebbero vendere i titoli italiani e diversificare comprando titoli di altri emittenti. Se c’è più carta italiana sul mercato, il prezzo scende: e lo spread aumenta.

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