Il caldo e gli anziani? Dietro c’è il progresso

agosto 21, 2003


Pubblicato In: Giornali, Il Messaggero

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Caro direttore,

la solitudine che uccide gli anziani, e il caldo che uccide il pianeta, sono, per Sergio Givone (Se l’uomo diventa disumano, Il Messaggero 19 Agosto), due fenomeni diversi sì, ma accomunati dall’essere entrambi frutto non solo di comportamenti umani, ma di una stessa cultura disumanizzante.

Facile obbiettargli che quella cultura è la stessa che ha allungato la vita media degli uomini di oltre una decina d’anni nel corso di un paio di generazioni; e che quindi si potrebbe sostenere che alcuni anziani muoiono di caldo perché “immensi apparati anonimi” (immagino che per Givone siano le multinazionali) hanno inventato prodotti e cure per cui la maggior parte di loro non muore prima di malattia.
Stabilire relazioni di causalità è operazione sempre rischiosa. Diventa del tutto arbitraria quando si isolano fenomeni che sono la risultante di un numero infinito di relazioni tra individui. Dal luddismo, al “lavorare meno lavorare tutti”, ai dazi contro le merci cinesi di Tremonti-Bossi: innumerevoli sono gli esempi delle trappole in cui si può cadere, sospinti dalle difficoltà di pensare la complessità sistemica. Colpisce che ci sia cascato un filosofo del valore di Sergio Givone.
Quanto al resto, filosofi e politici hanno in comune il “mestiere” di criticare i modelli sociali, o di consumo o di impiego delle risorse: da secoli l’umanità convive senza troppi problemi con le loro visioni apocalittiche del presente. I guai sopravvengono quando filosofi e politici passano dalla critica alla proposta, e indicano comportamenti sociali improntati a cliché semplificatori: i risultati non sono, di solito, granchè buoni, né per l’ambiente, né per gli anziani.

Con viva cordialità

Franco Debenedetti

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