I numeri dell’invasione

luglio 6, 1996


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Numerose sono le voci che si sono levate a esprimere la preoccu­pazione per l’invasione dei turisti che il Giubileo porterà a Roma. Alberto Arbasino ha ma­nifestato il proposito di fuggire, prendendosi una lunga vacanza sabbatica. Paolo Baratta ha elabo­rato, ed Eugenio Scalfari ha diffu­so, un progetto per incanalare le turbe, in ricordo di quando a Ro­ma ci si recava in pellegrinaggio, su itinerari pedonali, mediante opere provvisorie che, come il teatro insegna, possono essere di gran­de fascino. Per spostarsi a piedi, aggiungo io, dovrebbero trovare il centro di Roma libero da macchi­ne: renderlo tale permanentemen­te, dopo averlo sperimentato per un anno. sarebbe il miglior risulta­to del Giubileo per Roma.

Paolo Portoghesi, forse suggestionato dal­l’ipotesi di “perdonare” Lutero, ha suggerito di separare il momento religioso da quello turistico e quin­di di allestire fuori Roma un gran­de spazio, come quelli in cui viene accolto il Papa nei suoi viaggi ecu­menici. Uno spazio, aggiungo io, con status di extraterritorialità, per evitare le operazioni di controllo alla frontiera.

Suggestioni e provocazioni a par­te, resta però aperta la questione di fondo: come “trattare” tanti turisti? Quanti ne può sopportare Roma?

Il modo migliore per rendersi conto dell’entità del problema è il confronto con la situazione odier­na. A Roma ogni giorno arrivano (in media annua) 33mila turisti. Arrivano in auto o pullman (15.500 al giorno), in aereo ( 10 mila), in treno (7.500). Si fermano a Roma, 2,4 gior­ni, media tra gli 1,9 giorni degli italiani e 2,8 degli stranieri. Quindi in Roma si trovano quotidianamen­te circa 80mila turisti: a essi fa fronte una ricettività alberghiera di 66mila posti letto nel Comune di Roma, 78mila con­siderando la provincia. Aggiungen­do la ricettività extralberghiera an­che non autorizzata si arriva a 114mila posti letto in Roma, 200mila nella provincia.

Quanti visitatori attirerà il Giubileo? Già non si sa su quali calcoli si basi la previsione corrente che vuo­le questo numero pari a 40 milioni. Se così fosse, gli arrivi giornalieri medi passerebbero da 33mila a 133mila, quattro volte tanto. Te­nendo conto del fattore di picco e di una propensione a una durata mag­giore della permanenza, si troveran­no a Roma ogni giorno da 500mila a 800mila visitatori ogni giorno: da 6 a 10 volte quelli di oggi.

Questi turisti si sposteranno, e c’è da temere che non lo faranno lungo i suggestivi itinerari di Ba­ratta e nell’ascetico modo suggerito da Scalfari: più prosaicamente an­dranno in macchina o in pull­man. Per muoversi useranno da 50mila a 100mila macchine in più e da 6mila a 1 I mila pullman in più di quelli che oggi intasano il centra Auto a parte, sarà come se, oltre ai torpedoni turistici di un anno “normale”, il centro di Roma venisse invaso da un numero di mezzi pari da 2 a 4 volte l’intera flotta dell’azienda trasporti di tutta Roma. Per parcheggiare questi mezzi sarà necessario predisporre parcheggi aggiuntivi tra i 400mila e i 500mila metri quadrati: una piazza di 700 metri per 700.

E si potrebbe continuare: calco­lare quanti chilometri al giorno percorreranno questi veicoli, te­nendo conto che per ospitare tanti turisti si dovrà far ricorso a luoghi decentrati nella provincia, dedur­ne le emissioni e il livello di inqui­namento. Ma basta forse immagi­nare l’estensione delle code cui da­rebbe luogo un incidente, o anche solo l’errore di percorso di un con­ducente. E analogo discorso si po­trebbe fare per gli impianti fognari, considerando le necessità alimenta­ri e igieniche dei pellegrini.

L’attenzione pubblica è stata po­larizzata dal conflitto di competen­ze tra ministero dei Lavori pubbli­ci e delle Aree Urbane e Comune di Roma, dalla discussione sul tracciato di un sottopasso nella zona di Castel S. Angelo. Si parla di costru­ire un grande parcheggio sotto S. Pietro: 500mila metri quadri? Argomenti certo di grande importanza, ma andrebbero discussi dopo, come conseguenza di un pro­. getto complessivo di mobilità in cui inquadrarli. Così fanno le città che sono sedi di grandi eventi.

È chiaro che i pellegrini non sa­ranno né 40 milioni, né 30 né 20: neppure la prospettiva di lucrare un’indulgenza prevarrà su quella di affiatare un viaggio verso un simile inferno. Perché ricorrere per regolare il fenomeno, al livello di insopportabilità? Anche perché pu­re i cittadini che stanno a Roma 365 giorni, e non possono fuggire, hanno un livello di insopportabili­tà: che è inferiore a quello del turi­sta che a Roma ci sta solo 5 giorni.

Come limitare gli afflussi? La cosa più logica (e più redditizia), an­che se non di facile applicazione, sarebbe quello di ricorrere a mec­canismi di mercato, un “biglietto d’ingresso” da applicare sui mezzi di trasporto specifici per i turisti, o sulle camere d’albergo. Più facile ma meno tollerabile (di certo per lo Stato italiano: ma anche per la Chiesa, i tempi sono cambiati dal­l’epoca delle indulgenze) riscuoter­lo in via della Conciliazione.

Quello che è sicuro è che esiste un numero massimo di turisti che Roma può accogliere; che questo numero deve essere definito in re­lazione a un piano di mobilità; che non ci si può affidare ai meccani­smi automatici per limitarlo; che l’opinione pubblica, non solo ro­mana, anzi non solo italiana, di tutto ciò ha diritto di essere infor­mata in dettaglio.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: