I due fronti di Berlusconi

aprile 22, 2002


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Lavoro e pensioni sono le questioni più urgenti per il governo

Partita doppia quella del governo, sui due fronti del lavoro e delle pensioni. Sul lavoro, se vorrà chiudere la vicenda dell’art. 18 senza perdere la faccia, il Governo dovrà pagare il prezzo politico di una ulteriore riduzione della già esigua portata delle sue proposte, e in più il costo economico degli ammortizzatori sociali. I 10 miliardi di euro sono una “sparata” della CGIL, ma, anche se ci si accordasse su un terzo, sarebbe pur sempre da trovare in una finanziaria già difficile di suo.

Come nota Giuliano Cazzola, tutte le prestazioni di carattere assistenziale (Cigs, disoccupazione) sono già a carico del bilancio dello Stato, mentre le prestazioni ordinarie di natura previdenziale presentano un saldo attivo di quasi 3 miliardi di euro. Erano stati proprio i sindacati a sostenere che, tolta l’assistenza, le pensioni erano in equilibrio: logica quindi vorrebbe che, se c’è un surplus di entrate per le pensioni, si prendesse di lì per ampliare gli ammortizzatori sociali.

Solo che allora salterebbero i conti delle gestioni pensionistiche dell’INPS: a dimostrazione che i due fronti, del lavoro e delle pensioni, sono strettamente collegati tra loro, e che per trovare i soldi per i disoccupati bisogna metter mano alle pensioni.

Tutto il contrario invece: anche il fronte delle pensioni andrà ad appesantire la finanziaria. Il piano del Governo punta tutto sullo sviluppo della previdenza complementare privata: da un lato per potere, in prospettiva, ridurre il generoso grado di copertura oggi assicurato dalla pensione pubblica e quindi abbassare il costo del lavoro; dall’altro perché così si svilupperanno finalmente anche da noi i fondi pensione. Proprio con la necessità di aspettare lo sviluppo di adeguati investitori istituzionali il Governo ha giustificato il ritardo con cui sta procedendo alle privatizzazioni, e l’anno in più concesso alle fondazioni per vendere le partecipazioni nelle banche.

I fondi pensione saranno alimentati dai flussi di TFR accantonato ogni anno dalle aziende. Queste devono finanziarsi da fonti più onerose, e, per compensarle, il Governo ridurrà da 3 a 5 punti percentuale i contributi per tutti i neo-assunti a tempo indeterminato. “Senza effetti negativi sulla determinazione dell’importo previdenziale del lavoratore” dice la delega, e precisa che l’importo è quello del solo trattamento pubblico. Quindi invece di una riforma che riduca i costi del sistema previdenziale, avremo un aggravio pari allo 0,3-0,5% del PIL: da reperirsi anch’esso in finanziaria, come certifica lo stesso Ufficio Legislativo del Ministero dell’Economia.

Ai sindacati aveva dato quello che volevano; a Confindustria, dopo che aveva protestato, pure: il Governo sulle pensioni si riteneva sicuro dietro una linea Maginot. Ma con l’art. 18 ha scoperto il fianco: e il sindacato l’ha attaccato dal Belgio.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: