Gli uomini d’oro di Bankitalia

febbraio 27, 1997


Pubblicato In: Giornali, Il Messaggero


Domani il Governo secondo le previsioni dovrebbe provvedere alla nomine Consob.
Rispetto a quando qualche giorno fa su queste colonne mi sono permesso di sottolineare la rilevanza delle scelte in questione, si e’ prodotta una novita’: un vaso convergere di voci indica nel vicedirettore generale della Banca d’Italia, Tommaso Padoa Schioppa, il quasi certo candidato alla presidenza della Commissione di Sorveglianza sulle operazioni di Borsa.

Come il lettore forse ricorda, due erano le precise osservazioni che svolgevo: la prima era di evitare il piu’ possibile nomine inclini a letture giudiziarie o politiche dei fatti di impresa: nomine cioe’ di magistrati penali o di professionisti magari autorevolissimi ma la cui “fede politica” e’ troppo nota. La seconda si interrogava sull’opportunita’ di una “meccanica” traduzione in Consob della vigilanza di Bankitalia sul sistema bancario.
Iniziamo allora, se le voci- come sembra- sono fondate, da quest’ultimo aspetto. Ci si potrebe dichiarare pienamente soddisfatti alla luce el fatto che altri, e non direttamente Padoa Schioppa, sono a Palazzo Koch responsabili della vigilanza bancaria. Ma questo sarebbe solo un aspetto formale. Nel caso di Padoa Scvhioppa l’osservazione da svolgere e’ evntualmente altra e diversa. Il suo valore personale, la sua competenza, la sua cultura liberista, il suo apporto di primordine all’avanzare concertato nelle sedi europee del progetto di moneta unica, gli sono unanimemente riconosciuti.
Le perplessita’ dunque non riguardano la persona: nascono invece da una considerazione che, per quanto delicata sia la materia dell’indipendenza della banca centrale, e’ preferibile esprimere a voce alta piuttosto che lasciare a interessati sussurri. L’autonomia e l’indipendenza dell’istituto di emissione rappresentano un bene di interesse nazionale assolutamente preminente. E questi beni, fondamentali per corregere la tendenza a deficit e inflazione cosi’ connaturati al sistema politico, si fondano su tre distinti pilastri.

Il primo e’ la modalita’ di nomine ai vertici dell’istituto, in modo da evitare inframmettenze politiche : su questo siamo in realta’ tutelati piu’ della stessa Bundesbank.
Il secondo e’ rappresentato dalle norme che regolano la costituzione monetaria: sotto questo profilo, dalla meta’ degli anni 80, fondamentali passi sono stati compiuti, con il “divorzio” tra Bankitalia e Tesoro.
Ma vi e’ un terzo, altrettanto fondamentale criterio di garanzia affinche’ l’autonomia e l’indipendenza sia tale negli indirizzi e non solo nella quotidiana attuazione. Questo terzo aspetto investe la rappresentanza, nel Direttorio della Banca, di “diverse” ispirazioni di dotttrina e cultura economica e monetaria. Proprio quest’ultimo aspetto, quando il primo pilastro – per 40 anni- era meno forte, ha assicurato che in Banca assumessero il timone personaggi come Paolo Baffi prima, C.A. Ciampi poi.
Naturalmente con tutto il rispetto a personalita’ come Carli prima e Fazio oggi. Ebbene proprio sotto questo profilo, la prevista nomina di Tommaso Padoa Schioppa in Consob apre a mio giudizio a Palazzo Koch un problema quasi piu’ rilevante dell’assai cospicuo contributo di energia, credibilita’, competenze che assicura all’organo di vigilanza dei mercati finanziari.
Palazzo Koch e’ stato il bacino a cui si e’ attinto in momenti particolarmente dellicati della nostra vita politica. I risultati non possono far dimenticare che cio’ indica una mancanza di altri centri di cultura e di eccellenza. Diciamo la verita’: sguarnire sempre di piu’ Bankitalia non fa che rendere piu’ “cosstose” nomine a cui si ricorre per difetto di proposte altrettanto inattaccabili.

Adesso questa nomina bisogna metterla a profitto nel migliore dei modi: si e’ visto che cosa ha saputo fare Amato, che con la sua presenza ha trasformato l’Antitrust, ne ha fatto un protagonista del sistema economico.
Consob ha bisogno di un simile salto di qualita’: c’e’ un’autorevolezza da costruire, c’e’ una struttura organizzativa, oggi burocratica nel peggiore dei sensi, da ricostruire: a cio’ concorreranno, oltre al presidente, i due commissari che si devono nominare. A questo fine resta valida la prima delle osservazioni ricordate all’inizio. Non si avverte il bisogno di “guardiani” per conto di qualche procura.
E sarebbe incomprensibile bilanciare un presidente tanto autorevole con rappresentanti di parti politiche, o di personalita’ politiche. Alcuni nomi che circolano sarebbero, sotto questo aspetto, una scelta sbagliata.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: