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Gli atei devoti, il Dna e l’anima

Pubblicato il 30/05/2005 @ 16:28 in Giornali,La Stampa

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Referendum e principi

Se nell’embrione, fin dal momento in cui é fecondato, Dio infonda l’anima individuale ed eterna, se esso sia dunque già persona, é questione tutta teologica, dove sola a contare é la fede del credente e sola a far testo é l’interpretazione della Chiesa.

Più complicata si fa la cosa per gli “atei devoti”: per trovare un fondamento positivo alla propria opposizione a modificare in senso meno restrittivo l’attuale legge sulla fecondazione assistita, devono cercare qualcos’altro al posto dell’anima immortale a cui non credono: ricorrono così al DNA, il corredo cromosomico che si forma con il rimescolamento dei caratteri del padre e della madre. Anch’esso é caratteristico e unico per ogni individuo, per tutta la durata della sua esistenza. Terrena.

Ma sostituire l’anima con il DNA non é senza conseguenze. Perché sulla natura dell’anima, sulla sua origine e sul suo destino ultimo, il non credente non ha nulla da dire: il contenuto di verità di ciò che in proposito si afferma, é per definizione fuori dall’esperimento, e per obbedienza fuori dal dubbio. Invece ricorrere a un concetto scientifico é contraddittorio, se lo si fa per timore dell’onnipotenza della tecnica; ma soprattutto comporta di necessità il rinunciare alle questioni metafisiche. E invece chiedersi se l’embrione fecondato sia un “ricciolo di materia” o una persona, dunque portatrice di diritti, diventa questione astratta se non ci si preoccupa di definire come e da parte di chi questi diritti dovranno essere esercitati.
Basta porsi la domanda, e appare evidente che i diritti teorici dell’embrione diventano reali, esigibili, difendibili, solo se esso é accolto, fatto proprio e cresciuto da una madre. Appare evidente che il primo diritto dell’embrione é quello che la madre non sia ridotta a “macchina alimentare”, a soggetto passivo: perché é il rispetto dei diritti della madre ciò che più conta per consentire al progetto cromosomico di diventare movimento e pensiero. I sogni, i desideri, la volontà fan parte dei diritti della madre. Sono anch’essi vita, vita vera. Li disconosce chi li scambia per un progetto faustiano: e non è credibile se dice di farlo a difesa della vita.

Gerarchie ecclesiastiche e “atei devoti”, entrambi si oppongono a spianar la strada a una legge che, a differenza dell’attuale, non limiti così fortemente, in alcuni casi crudelmente, i diritti della donna a diventare madre, e i diritti di tutti a usare la scienza per cercare di progredire nella cura di gravi malattie. Ma entrambi lo fanno a prezzo di gravi contraddizioni. Chi crede che l’embrione sia già ospite di un’anima unica, perché dà della propria fede una ben timida testimonianza, opportunisticamente astenendosi al referendum. Chi pensa che il DNA ne faccia già persona dotata di diritti, perché dovrebbe coerentemente proporre di modificare anche la legge sull’aborto, fino a proibirlo del tutto.

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