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Freni allo sviluppo

Pubblicato il 19/09/2003 @ 14:28 in Giornali,Panorama


I vincoli che tengono ferma l’economia

Il rifiuto della Svezia di entrare nell’Euro e il fallimento della sessione del WTO a Cancun sono, a ben vedere, qualcosa di più di una semplice coincidenza. La Svezia ha detto no ad una politica economica che assume la stabilità come obbiettivo sovraordinato, privando la Banca Centrale della possibilità di usare la panoplia degli strumenti atti a stimolare il ciclo economico.

Tra il rischio di essere marginalizzati nel flusso degli investimenti esteri, e quello di essere penalizzati dalle rigidità del governo dell’euro, gli svedesi non hanno esitato: dopo tutto il loro tasso di crescita nel 2003 è più che doppio di quello dell’eurozona.

Vincoli statutari per la BCE, e Patto di stabilità per i Governi, i pilastri su cui si è formata l’Europa, sono stati voluti da Francia e Germania; ora esse preferiscono non rispettare i vincoli sul deficit piuttosto che attuare le liberalizzazioni che tre anni fa a Lisbona erano state indicate per fare dell’Europa l’economia più dinamica del mondo entro il 2010.

La Politica Agricola Comunitaria è il più costoso dei freni: il 44% del bilancio comunitario (addirittura l’80% negli anni ’60.). A Cancun, di fronte alle richieste del G21 (paesi in via di sviluppo più India e Cina) di abbattere i sussidi esterni ed interni, gli USA – che pure quanto a protezionismo non scherzano – hanno mostrato duttilità politica: a finire isolata è stata l’Europa. I sussidi all’agricoltura interessano soprattutto i francesi, l’impegno a mantenerli era il prezzo per l’intesa di Versailles, tra Chirac e Schroeder: di nuovo l’Europa renana.

Quell’accordo fu stretto proprio alla vigilia della guerra irachena; ad esso si contrappose l’appello degli 8 paesi per evitare di portare fino in fondo quella spaccatura con gli USA che oggi si rivela deleteria per tutti, USA, ONU, Europa stessa. Identificarsi con la “vecchia Europa” – come disse allora uno stizzito Donald Rumsfeld – non sembra essere una strategia vincente. Che l’Europa sviluppi una propria politica estera è utile a tutti; l’agricoltura contribuisce alla cultura e al paesaggio dei nostri paesi; è legittimo che la più grande area economica mondiale abbia l’orgoglio di battere la propria moneta. Ma se si isola, può perdere anche l’orgoglio: come è accaduto all’Ecofin di Stresa, dove nel comunicato finale si chiede che la BCE possa prender parte alle intese tra Federal Reserve e Bank of Japan in atto dopo l’11 Settembre per gli interventi sui mercati valutari.

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