dalla rubrica Peccati Capitali

Il provvedimento che finanzia il fondo unico dello spettacolo con le accise sulla benzina è una sconfitta: da qualunque parte lo si guardi.

Una sconfitta di politica fiscale: non c’è alcun nesso tra gli automobilisti e chi va a vedere uno spettacolo; anzi è verosimile che l’imposta abbia effetti regressivi.

Una sconfitta per il Governo: finanziare più spese con più imposte è una ricetta screditata; peggio ancora quando si tratta dello 0,06% di quanto amministrato (400 milioni su 684 miliardi di spesa pubblica corrente, al netto degli interessi)

Una sconfitta per la gestione pubblica della cultura: una struttura incapace perfino di spendere (vedi alla voce residui passivi), che confonde tutela con lungaggini burocratiche, che ricorre ai commissari straordinari perché non sa migliorare la gestione ordinaria.

Una sconfitta per il Tesoro, che si indebolisce proprio sul rigore: come farà adesso a dir di no ai tanti che ci proveranno, per cause non meno impellenti o meritevoli?

Una sconfitta per gli operatori della cultura, che mostrano di essere i primi a non credere in quanto valgono: giornali vendono enciclopedie, privati finanziano restauri e mostre dove si fa code di ore, ma gli enti lirico-sinfonici non sanno ricavare da privati neppure il 7% delle loro spese (non lontano da noi un grande teatro arriva al 50%); l’83% dei contributi serve a pagare il personale

Una sconfitta per la cultura: che non è quella astratta di chi si riempie la bocca vantando i patrimoni dell’umanità e salmodiando (di fronte al Capo dello Stato!) articoli della Costituzione. Cultura non è conservare patrimoni ma inventare fruizioni. Cultura è anche Buon Governo: non solo negli affreschi del Palazzo Pubblico di Siena.