E’ la politica che fa la scelta del mercato

novembre 6, 2000


Pubblicato In: Giornali, Il Sole 24 Ore


Se le decisioni delle Autorità indipendenti sono oggetto di polemica è segno che sono in buona salute e che servono; che ci siano zone di sovrapposizione tra Antitrust e autorità di settore è vero e probabilmente inevitabile, e quindi non si sente il bisogno di un intervento “normalizzatore”: anche l’unica questione veramente rilevante, quella che ha visto contrapposte Consob e Banca d’Italia sul preventivo esame di progetti di integrazione bancaria, si è risolta rapidamente.

La realtà economica e tecnologica su cui agiscono le Autorità muta rapidamente, logico che si discuta sulle loro competenze e metodi. Lo si fa nei paesi di common law, da cui le abbiamo importate, figurarsi se non succede da noi, dove le Autorità sono in qualche misura forzate dentro un ordinamento amministrativo che non le prevedeva.
Il rischio di queste discussioni è di perdere di vista l’obbiettivo: cioè la creazione di un mercato concorrenziale. Esso è il risultato dell’azione di tre soggetti: il Governo, l’Antitrust, l’Autorità di settore. Quando il mercato deve addirittura essere creato a partire da assetti di monopolio pubblico, è il Governo ad avere un ruolo di gran lunga prevalente. La “privatizzazione” dell’Enel ferma ben sopra il 51%, l’ENI ancora controllata dal Tesoro, il ritorno dello stato nella telefonia con Infostrada-Wind, il decreto Bersani sull’elettricità e quello Letta sul gas, il bando per la vendita del primo lotto di centrali che Enel deve dismettere, la legge sui servizi pubblici locali: è la politica, sono Governo e Parlamento, a determinare gli assetti di mercato da cui dipende il grado di concorrenza. Sulla concorrenza poi vigilerà l’Antitrust, è la concorrenza l’obbiettivo e il metodo indicati nelle leggi che istituiscono le Autorità dell’Elettricità e del Gas e quella delle Comunicazioni: ma sulle decisioni che creano il mercato esse possono solo esprimere un parere, tra l’altro il più delle volte disatteso.
L’atto con cui il pubblico restituisce al mercato e all’iniziativa funzioni che gestiva in prima persona, è esso stesso un atto d’autorità; lo è quando decide che cosa vendere, se il conglomerato intero o frazionato, se una quota o tutto; lo è quando impone vincoli, di stabilità della proprietà o dell’integrità del perimetro aziendale; lo è quando seleziona il compratore.
Sono queste decisioni “potenti” quelle con cui il potere politico crea le montagne, le valli e i fiumi del paesaggio. Questa è la fase in cui in gran parte ancora ci troviamo in Italia: le polemiche che di tanto in tanto il potere politico solleva verso le Autorità appaiono quindi perlopiù fuori bersaglio, quando non un diversivo.

Poi ci sono le forze innovatrici del mercato, quello tra i prodotti e quello per il controllo, e le spinte della tecnologia. Sono esse il vento, la pioggia, i bradisismi che modificano il paesaggio. E c’è certo il rischio che le Autorità finiscano per usare i poteri di cui dispongono per modificare il mercato secondo propri principi, sicchè questo finisca per essere creatura del regolatore. E’ indubbio che il processo di concentrazione e di internazionalizzazione del nostro sistema bancario avviene all’interno di criteri generali fissati da Bankitalia. Le integrazioni verticali e orizzontali nel settore delle comunicazioni sono condizionate dalle decisioni delle Authorities, nazionali e comunitarie, che sono al centro di accese discussioni.
Se ne discute proprio in questi tempi in Inghilterra, come riferiva diffusamente il Financial Times del 17 Ottobre. Da noi è la legge che pone limiti alle concentrazioni nel settore, ma a due anni dalla sua entrata in vigore, già quei limiti appaiono assurdi, come ha dimostrato tra l’altro la vicenda Telecom-TMC. In USA, dove le decisioni sono affidate al sistema giudiziario, ci sono le polemiche sul caso Microsoft, e gli eccessi delle class action, che hanno portato alla scandalosa vicenda della distruzione dell’industria del tabacco.

Ma un dato è costante: ovunque si conferma l’opportunità che queste materie siano regolate da autorità indipendenti dall’esecutivo e dal parlamento. Nonostante le polemiche, forse, a ben vedere proprio a causa delle polemiche.

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