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Debenedetti: sto con Giavazzi
Non si cerchino compromessi

Pubblicato il 19/03/2012 @ 09:53 in Corriere Della Sera,Giornali


Intervista di Roberto Bagnoli

«Nella ricerca del consenso ci si impantana»

E’ d’accordo con l’economista Francesco Giavazzi nel giudicare troppo lenta l’attuale azione di governo rispetto al blitz sulle pensioni e si schiera con gli imprenditori nel timore che la riforma del lavoro finisca con un compromesso al ribasso. Senza tralasciare una punzecchiatura al premier quando osserva che nella polemica dell’altro giorno «a volte l’ironia scivolava nel sarcasmo e la precisione nel puntiglio». Franco Debenedetti, per tre legislature senatore scomodo della sinistra (Pds e Ds), presentò in Senato nel 1997 la prima proposta di riforma dell’art. 18, pubblicò «Non basta dire no» contro la Cgil di Sergio Cofferati. Adesso teme che l’iniziale piglio riformatore del governo Monti si incagli nell’esasperata ricerca di «muoversi nel consenso».

Perchè hanno ragione gli imprenditori?
«Nella flessibilità in uscita ormai sembra accettato il principio che per il posto di lavoro non vale una sorta di diritto di proprietà, ma il diritto al risarcimento. Vedremo se effettivamente l’intervento del magistrato sarà limitato ai casi di licenziamenti disciplinari. Una sbavatura e siamo al punto di prima.»

Confindustria teme anche la nuova flessibilità in entrata.
«Il rischio è che cacciato il magistrato dalla porta, rientri dalla finestra come ispettore Inps. In pratica nell’ultima versione Fornero tutte le forme contrattuali che non sono a tempo indeterminato vengono considerate sospette, a carico dell’imprenditore c’è l’inversione dell’onere della prova, un sovraccarico di burocrazia e di ispezioni. Se passasse lo scambio perverso tra flessibilità in uscita e rigidità in entrata, sarebbe un disastro, per lavoratori e aziende.»

Ha ragione Giavazzi o Monti?
«Il giorno prima era stato l’economista Michele Boldrin a denunciare che l’azione del governo si sta impantanando nella ricerca del consenso: avendo ceduto sulle liberalizzazioni, dovrà cedere sulla riforma del lavoro. E quando ha detto che in questo modo il governo aveva perso un colpo, la platea gli ha riservato un applauso interminabile.».

Il premier non ha gradito le critiche dell’editorialista del «Corriere». Ma non è questo il ruolo della stampa?
«Il premier ha rimproverato a Giavazzi di essere stato impreciso nei tempi nell’uso della frusta. Ma è indubbio che alla velocità e perentorietà della riforma delle pensioni (e delle nuove tasse) sono subentrati lentezza e compromessi nelle liberalizzazioni e silenzio su privatizzazioni. Quando, nella polemica (di Monti, ndr), l’ironia scivola nel sarcasmo, e la precisione nel puntiglio, il rischio è che siano prese per insofferenza. Ora la mancanza di opposizione comprime la dialettica politica: e questa non può essere sostituita con la dialettica tra scuole di pensiero economico, liberalismo renano contro quello anglosassone».

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