Debenedetti: «La priorità è lo sviluppo, l’Europa non sia un tabù»

agosto 13, 2002


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Intervista di R. Ba.

«Gli obiettivi lega­ti alla nascita dell’euro sono sta­ti raggiunti, ma di fronte allo spettro della recessione cosa facciamo? Siamo pronti ad af­frontare una politica deflazioni­stica e ad avere più disoccupa­ti?». Franco Debenedetti, sena­tore diesse, ricorda che il proto­collo è un accordo tra governi e dunque un documento politi­co. E di fronte a queste scelte la politica deve rientrare in gioco.

Quindi Prodi sbaglia o ha ra­gione a difendere il Patto?
«Il presidente della Commis­sione fa il suo mestiere e fa be­ne a richiamare i governi al ri­spetto delle regole. Il Patto, fatto per tran­quillizzare i tedeschi, ha funzionato. L’in­flazione è sotto con­trollo, i conti sono in ordine. Ma lo scena­rio è cambiato. L’Eu­ropa rischia la reces­sione e occorre mettere più risorse nell’economia per aiutare la crescita».

In che modo lei lo cambiereb­be?
«Nessuno può chiedere alla Banca centrale europea di ab­bassare i tassi e cambiarne lo statuto, come chiede Giorgio La Malfa, è complicato. Bisogna usare le risorse della politica. D’altra par­te, politica è la gol­den rule, politico il “close to zero”, cioè la tendenza al pareggio del deficit. Chi ha detto che deve proprio essere lo 0,5%?».

Ma l’Italia ha un debito pub­blico gigantesco. Non rischia di diventare un caso?
«Certo. Ma, ad esempio, nel calcolo del rapporto debito/Pil il debito potrebbe essere iscrit­to al netto degli asset pubblici rivalutati. Ricordo che una pro­posta dei genere è stata fatta da Franco Modigliani e da Fio­rella Kostoris, non da Giulio Tremonti».

Quindi ha ragione il governo a ipotizzare un allentamento dei parametri?
«Non è questo il punto. Una sinistra di governo deve ragio­nare come se fosse al governo. Non ha nulla a che fare col giudi­zio di come Berlusconi sta af­frontando questa congiuntu­ra».

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