Continuate pure così, finirà come Alitalia

maggio 13, 2008


Pubblicato In: Varie

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Colloquio con Franco Debenedetti

Non di solo Travaglio vive il dibattito intorno al ruolo della televisione pubblica nel nostro Paese. Ciclicamente, all’insediamento di ogni nuovo governo corrisponde la deflagrazione di una nuova guerra di poltrone in seno alla Rai. Inevitabile. O forse no, basterebbe che la Rai non fosse di proprietà dei partiti politici. Tra i sostenitori storici della privatizzazione dell’emittenza pubblica, c’è sicuramente Franco Debenedetti.

Il neoeletto senatore del Partito Democratico, acceso sostenitore delle liberalizzazioni, è un uomo schietto e disincantato, al solo sentire l’accostamento delle due parole Rai e privatizzazione taglia corto e perentorio: «Fantascienza!».

Ma come Senatore, ora che ne parlano in molti, Lei non ci crede più?

Ma chi ne parla? Io sento parlare soltanto di cambiare i vertici Rai. Che mi sembra sia tutto il contrario del togliere le mani della politica. Le pare che si possa chiamare privatizzazione?

Teme che possa sembrare il solito argomento di chi ha perso le elezioni?

Non è questo il punto. Di cosa si parla in queste ore? Primo: cambiare i vertici. Secondo: i conti in rosso. Ma nessuno che risponda alla domanda base: che cosa si chiede al servizio pubblico?

Mi permetto di farle un assist: non dovrebbe essere la mission di un governo che si definisce liberale e liberista?

Appunto: si dice. Lasciamo perdere. Restiamo alla questione Rai. Non c’è alcuna possibilità che Berlusconi privatizzi la Rai. L’ultima volta che ha governato, con la legge Gasparri l’aveva previsto in linea teorica, ma rifiutandosi di mettere una data. La legislatura è finita senza che si facesse neppure l’accenno di un passo.

Se ho ben capito, Lei ritiene che la privatizzazione prevista dalla legge Gasparri fosse solo un surrogato?

Assolutamente no. Un surrogato sarebbe la saccarina invece dello ziucchero. Ma qui c’è solo il caffè amaro…

Come ritiene si sia mosso il governo Prodi in questo senso?

Guardi, credo che la legge Gentiloni sia uno dei provvedimenti peggiori di un Governo a cui non sono mancate le critiche. Gli riconosco un merito però: per lo meno ha avuto il pudore di non chiamarla privatizzazione. Non l’ha nemmeno nominata. Ha parlato di una fondazione: una struttura non privatistica, ma fuori dalla gestione dei partiti. Ma siamo seri, le possibilità di privatizzare la RAI sono bassissime per il centrosinistra, per il centro destra è quasi impossibile. Sono ovvie le criticità per Berlusconi: e perché dovrebbe andare a cercarsi una rogna di queste proporzioni? Pensi quante polemiche ci sarebbero, qualunque cosa faccia. Se la fa seriamente e non per finta. Possiamo a chiedere a Berlusconi tante cose, ma domandargli di privatizzare la Rai è tempo perso.

Nessuna possibilità dunque?

Ma scusi, se non ha privatizzato neppure l’Alitalia, che pure era facile. Lo stava facendo Prodi, era fallita, senza soldi, senza aerei, senza idee. Una volta pensavo che l’ultima speranza di privatizzazione della Rai stesse nel suo fallimento. Dopo la vicenda Alitalia, neppure più in questo.

Il fallimento dell’impresa pubblica, dunque.

Ha presente cosa vuole Tremonti per Alitalia? “una soluzione nazionale fondamentalmente privata”. Come dire: una donna di dubbie virtù, ma fondamentalmente vergine.

Qual è l’utilità dell’emittente pubblica?

Bella domanda, la Rai è un servizio pubblico ma nessuno ha mai definito cosa s’intenda per servizio pubblico. È una foglia di fico che serve a tenere la Rai di proprietà dei partiti. D’altra parte se venisse venduta agli italiani ci sarebbe il problema di chi partecipa alla cordata, se venisse venduta a qualche straniero… Figuriamoci! Siamo realisti, ci sono tanti problemi in Italia, che la Rai vivacchi in eterno e buonanotte.

Una conclusione malinconica?

Realistica. Prima di liberalizzare la Rai, con tutti i problemi connessi, occupiamoci di altre cose. C’è la privatizzazione delle poste. Qualche cosa delle ferrovie statali. Grazie a Dio la Rai sta messa meglio eppoi ci regala ogni tanto queste “travagliate”, così ci accorgiamo della sua esistenza.

Vabbè, non volevo parlarne, ma già che ci siamo…

Mah! Penso che non sia una cosa seria, dunque perché dobbiamo prenderla sul serio? Mettiamola così: c’è qualcuno a sinistra che gode a sentire le “travagliate”, io credo che Berlusconi dovrebbe solo augurarsi che continuino.

Intervista di Nicola Procaccini

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