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Conflitto di interessi, cambiato l'obiettivo

Pubblicato il 21/05/2007 @ 16:35 in Varie


Intervista di Alma Torretta a Franco Debenedetti

La proposta di legge sul conflitto d’interessi rischia di far perdere un bel po’ di voti alla sinistra. Lo sostiene Franco Debenedetti, ex senatore Ds attualmente editorialista de Il Sole 24 Ore, che nota come la discussione ha cambiato oggetto, ma molti sembra non se ne siano accorti.

Il problema non è più garantire una libera competizione democratica?
“Nel ’94, quando si è iniziato a parlare di conflitto di interessi, la preoccupazione, anche in personaggi politicamente non ascrivibili al centrosinistra, era il timore che la concentrazione di potere mediatico alterasse la libera competizione democratica. Oggi sembra invece quello di evitare l’interesse privato in atti pubblici. Già nel 2001, quando l’Ulivo approvò solo in Senato il suo ddl sul conflitto d’interessi, si era allargato il discorso dal potere sulle televisioni, a qualsiasi grande potere economico, pensando che, a ridurre le disparità tra concorrenti, non basti porre un limite alle spese elettorali. Oggi a preoccupare non è più la disparità di potere, ma il timore che esso venga usato per arricchimenti. Anche da parte di chi ha aziende di modeste dimensioni, di un valore superiore ai 15 mio di euro. Il valore di un medio esercizio commerciale”.

Si vuole evitare il guadagno economico personale più che l’influenza sugli elettori.
“Diciamo che di fatto, forse inavvertitamente, questa è diventata la preoccupazione: evitare rischi di malversazione, di corruzione. Ritorniamo a distinzioni dell’epoca di Tangentopoli: se sia peggio l’arricchimento personale, oppure il finanziamento della propria corrente all’interno di un partito. Ora io credo che questo sia un tema di grandissima importanza, su cui c’è grande attenzione, e scandalo, nell’opinione pubblica. Come testimoniano anche il successo di inchieste sui costi della politca, sugli sprechi. Ma mi domando se veramente riteniamo che il conflitto di interessi ne sia una causa primaria”.

Mi sembra che lei ritenga che anche l’influenza della televisione sia stata sopravvalutata.
“Dal ’94 Berlusconi ha vinto due volte le elezioni, nel ‘94 e nel 2001, e il centrosinistra pure due volte nel ’96 e lo scorso anno. Io non condivido l’idea di una relazione meccanica tra minuti di indottrinamento e decisioni di voto. Rispetto chi crede il contrario, e ricordo che nel programma dell’Ulivo c’è l’impegno ad affrontare il tema. Faccio notare che si è finito per parlare anche d’altro, e che questo anche aumenta il costo politico dell’iniziativa”.

Il rischio è d’inimicarsi tutti gli imprenditori, grandi e piccoli?
“Beh, non credo che ci si fa amico qualcuno a cui si dice che, dato che potrebbe essere un ladro, gli metto vincoli, molto onerosi. Si offre all’opposizione un argomento per gridare al sopruso, si spacca la stessa maggioranza. Mi domando se si sono fatti bene i conti tra i vantaggi e i costi politici”.

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