Con i Bronzi di Riace al G8, che battute farebbe Silvio?

febbraio 25, 2009


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Nell’epoca della tecnica, non é un problema trasportare in tutta sicurezza i bronzi di Riace dalla Calabria alla Maddalena, per strappare gli oh di meraviglia ai leader del mondo riuniti per il G8 a presidenza italiana: si portano per il mondo dipinti su tavola, che sono ben più delicati. Si potrebbero anche “clonare” alla perfezione (pare che Berlusconi ci avesse pensato in un’occasione precedente).

Ma, come scriveva Walter Benjamin, nell’epoca della riproducibilità tecnica, a fare la differenza è “l’aura”: e di questa fa parte anche il contesto. Affermando il loro diritto “storico”, pretendendo che restino dove sono, i calabresi preservano l’“aura” dei loro capolavori.

E poi, giova davvero offrirli in visione privata ai grandi della terra? Sanno, molti di loro di persona, che il più grande patrimonio di arte occidentale sta non solo nei nostri musei, ma nei paesaggi che si incontrano, nelle città che si attraversano (o in ciò che ne resta) per visitarli. Invece di esibire l’argenteria fatta venire per l’occasione, al G8 dovremmo mostrare, oltre all’eccellenza organizzativa, l’acume di ingegno e la finezza diplomatica, per cui fummo già famosi.

La precedente riunione di Napoli nel 1994 si ricorda, oltre che per l’avviso di garanzia comunicatogli a mezzo giornale, anche per una battuta di Berlusconi. Nell’incantato scenario della Reggia di Caserta, in una lieve notte di stelle e di plenilunio, esclamò che molti tra i presenti avrebbero provveduto ad aumentare la prole. Immaginando, con qualche brivido, le battute che potrebbero ispirargli quei possenti nudi virili, dobbiamo solo gridare ai calabresi: “tenete duro!”.

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