→ febbraio 28, 2000
Sembra proprio che Berlusconi e Pannella siano giunti a un punto morto nella loro trattativa: anche se l’ultima parola non è detta.
Anche per questo mi sento più libero di avanzare una proposta a cui pensavo da tempo. Come parlamentare del centrosinistra eletto in Piemonte ho seguito con grande interesse queste alterne vicende: innanzitutto perché tutti i sondaggi confermano la robusta presenza dei radicali a Torino e la persistente popolarità di Emma Bonino nella sua regione: il voto radicale rischia di avere importanza decisiva sull’esito delle elezioni regionali. E per un altro motivo che ha a che fare con i temi che stanno a cuore ai radicali, tanto da aver determinato la rottura delle discussioni col Polo.
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→ febbraio 25, 2000
C’è l’Europa comunitaria che, come ricorda Barbara Spinelli nel suo editoriale di domenica, si è costruita sulle proibizioni morali e politiche del fascismo e del comunismo; ma accanto ad essa c’è l’Europa come spazio di civilizzazione, con le decisive conquiste che ha consegnato al mondo, tra cui il metodo democratico e il principio del rispetto delle idee. Il fenomeno Haider è una sfida a queste conquiste, pone problemi che le sanzioni preventive decretate contro l’Austria non risolvono.
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→ febbraio 25, 2000
Coglie il cuore del problema il Presidente del Consiglio quando, nel suo scritto pubblicato dal Sole 24 Ore il 20 Febbraio, individua nella complessità e nella incisività i due parametri in base ai quali valutare il disegno di riassetto del settore del gas.
C’è una complessità oggettiva, la difficoltà di liberalizzare un sistema a rete; e c’è una complessità soggettiva, la resistenza del monopolista ad accettare la concorrenza.
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→ febbraio 24, 2000
Al Direttore.
Giovanni Sartori (Corriere della Sera del 2 febbraio) ripropone di sciogliere il conflitto di interesse con questo sillogismo. 1. La lottizzazione della Rai è più efficace quando ad attuarla è una coalizione poco conflittuale al suo interno. 2. Quindi se Berlusconi vince le elezioni, il Polo controllerà il cento per cento del sistema televisivo, mentre la sinistra o scende a zero o risale al massimo al cinquanta per cento. 3. Per evitare ciò si deve applicare a Berlusconi la legge del 1957 sulla incompatibilità parlamentare per chi è titolare di concessioni statali.
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→ febbraio 19, 2000
“Gli interessi degli azionisti a cui il governo ha venduto titoli Eni e gli interessi più generali che si tutelano con la liberalizzazione sono inconciliabili”. Così l’Eni per bocca del suo presidente commenta il decreto legislativo Letta sulla liberalizzazione del gas. Dato – e assolutamente non concesso, come ho avuto modo di argomentare – che ciò sia vero, si aprono due prospettive. Primo: le società pubbliche diventano, all’atto della privatizzazione, esse stesse portatrici di un interesse di ordine superiore, che prevale su quello generale, a perseguire il quale erano state concepite; sono dunque una figura giuridica nuova Oppure: la rappresentanza di interessi superiori a quelli generali viene attribuita a tutte le società per azioni, In tal caso, posto che nella stragrande maggioranza delle società per azioni non vale il voto capitario, e stante la struttura proprietaria delle nostre maggiori società, l’interesse generale si identifica con quello delle grandi famiglie.
→ febbraio 17, 2000
In Europa sono diventato liberale. « Quando a ventitré anni scappai dal Cile di Pinochet, ero socialista in politica e marxista in economia. Oggi, da liberale, dico che senza rispetto dei diritti civili e politici non c’è libertà. Ma per garantire lo sviluppo e la libertà ci vuole il mercato. E perché il mercato funzioni bisogna portarlo a chi ancora non ce l’ha. Per questo serve un mondo economicamente più integrato e aperto. E per questo combatto i catastrofisti che nella globalizzazione vedono una doppia tragedia: la fine del lavoro nei paesi avanzati e lo sfruttamento dei paesi poveri». Mauricio Rojas condensa in questo suo biglietto da visita il senso della sua ultima fatica, quel volume Perché bisogna essere ottimisti sul futuro del lavoro (pubblicato da Carocci editore) che non solo confuta, dati alla mano, le obiezioni di famosi critici della globalizzazione come Jeremy Rifkin e Vivianne Forrester, ma che oggi costituisce un manuale per uscire dalle secche in cui si è cacciata la Wto dopo Seattle.
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