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→  marzo 16, 1995


La proposta Mediobanca ha impresso una subitanea accelerazione al processo di privatizzazione della Stet: mentre si sta discutendo di chi avrebbe avuto il ruolo di coordinatore del collocamento, Mediobanca salta un passaggio e mette sul tavolo un’offerta di acquistare le azioni a fermo. Il clamore suscitato fa passare in secondo piano il passaggio successivo, quello realmente portante, e cioè l’assetto finale che si vuole ottenere.
Già è stato ripetuto alla noia (e, si sospetta. col fastidio di alcuni) che l’assetto industriale del settore è ciò che realmente conta nelle privatizzazioni.

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→  marzo 14, 1995


«Accordo fatto» annuncia il senatore progressista Franco Debenedetti: entro questa sera la commissione industria del Senato dovrebbe varare in sede redigente l’authority per l’energia. Dopo l’accordo sull’autoproduzione raggiunto giovedì scorso (gli incentivi ai privati saranno estesi anche a gran parte delle nuove domande già istruite dal ministero dell’Industria, fino a 7mila megawatt complessivi) un’intesa è stata raggiunta anche sugli emendamenti proposti da alcuni senatori del Pds e della Lega, che chiedevano di inserire nel ddl anche l’istituzione dell’organismo di controllo sui settori legati alla comunicazione (compresi Tv e media). Il Pds sarebbe disposto a ritirare l’emendamento mentre la Lega lo trasformerebbe in un ordine del giorno impegnando comunque il Governo e il Parlamento a promuovere anche le altre authority (tic, trasporti e acqua) in tempi stretti.

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→  marzo 1, 1995


In un Paese a struttura economica ultrastatalista, essere ultraliberista è quasi un dovere. Vedersi attribuire (da Carlo Mario Guerci nell’articolo «La nuova Enel val bene un compromesso» pubblicato sul Sole 24 Ore del 23 febbraio) questa qualifica solo perché si sostiene che la concorrenza è un bene per sé testimonia quanto ancora siamo inaspettatamente lontani dal comprenderne il valore.

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→  febbraio 11, 1995


In una famosa sentenza il giudice Learned Hand, della Second Circuit Court of Appeal statunitense, affermò che nonostante la posizione monopolista (nella fattispecie del colosso dell’ alluminio Alcoa) potesse assicurare prezzi più vantaggiosi ai consumatori, essa andava condannata perché la libertà di concorrenza è un bene per sé. Torna alla mente l’episodio leggendo la parte relativa alla privatizzazione dell’Enel, nella relazione che il ministro dell’Industria C16 ha reso alla commissione Industria del Senato mercoledì scorso.

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→  febbraio 3, 1995


Un qualunque ragionamento sui media finisce, quando non incomincia, con un richiamo, solenne o appassionato, all’obbiettività nel dare le notizie. Discorso antico: Umberto Eco, parlando martedì sera, ospite della Presidenza del Senato, su “Stampa e mondo politico oggi” ricordava come il tema fosse stato oggetto di un convegno ancora negli anni 60: l’unica notizia obbiettiva, si diceva già allora, sarebbe il bollettino meteorologico; la selezione stessa delle notizie da dare, il giustapporlo nell’impaginazione determinano il modo con il quale la notizia viene percepita; all’estremo opposto la sovrabbondanza delle informazioni ne determina praticamente una casuale selezione. Si dimostra così come sia impossibile realizzare quell’imparzialità e obbiettività che pure costituisce, nella mente di tanti, il punto ideale cui dovrebbe tendere l’informazione.

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→  ottobre 19, 1994


Siamo probabilmente l’unico paese industrializzato a non disporre di servizi via cavo: quindi rischiamo di precluderci l’accesso agli sviluppi del multimediale. Il termine ha una sua allusiva indeterminatezza. Schematizzando, la multimedialità nasce dalla connessione tra il mondo dei dati (banche dati, voci, musica, immagini, film, cataloghi di prodotti) con il mondo di chi a questi dati vuole accedere con un’interazione individuale, scegliendo e rispondendo. L’interazione è essenziale al multimediale: consente l’emergere di nuovi modi di istruirsi, di acquistare, di lavorare, di scegliere i propri divertimenti, di comunicare con immagini e dati anziché solo con la voce. La multimedialità unisce l’interattività ‘naturale’ propria del mondo della telecomunicazione, con la ricchezza di informazione che oggi ci è offerta solo dalla televisione (un segnale video contiene mille volte più informazioni che il normale segnale audio telefonico).

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