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→  marzo 21, 2022


L’aggressione a uno stato è già riconosciuta come un crimine: serve un meccanismo specifico che lo punisca, scrive Murray Hunt

Come finirà questa guerra? Che cosa può far sì che non ci coinvolga tutti in un disastro? Certo, dare armi agli ucraini, in modo che il loro eroismo costi caro ai russi. Certo, le sanzioni economiche che faranno implodere l’economia russa. Forse, assuefarci all’idea che nella patria di Voltaire e di Kant possano essere usate bombe atomiche tattiche. Murray Hunt ha un’idea paradossale, e la espone in un saggio per Project Syndicate dell’11 marzo: un tribunale speciale per Putin.

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→  marzo 4, 2022


L’avevano chiamato Shamil il loro primo figlio (che sarebbe poi stato mio nonno materno). Shamil, come il leggendario capo della resistenza antirussa nella guerra del Caucaso dal 1834 al 1859, che era morto l’anno prima, nel 1870. Stabilito uno stato indipendente nel Daghestan, Shamil organizzò e rafforzò le forze cecene e daghestane e le guidò in imponenti incursioni contro le posizioni russe. La spedizione organizzata dai russi nel 1838 non riuscì a catturarlo, e così neppure quelle successive: si impadronivano di fortezze e città, ma Shamil riusciva sempre a sfuggirgli. Tra la sua gente era diventato una leggenda, e anche in occidente era visto come un romantico combattente per la libertà, una sorta di alleato di Francia e Inghilterra, e quindi dei nostri bersaglieri, nella guerra di Crimea.

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→  febbraio 25, 2022


A 30 anni da Mani pulite, c’è una grande rimozione nazionale: l’azienda pubblica usata come una mucca

Il 17 febbraio 1992 veniva arrestato Mario Chiesa: il trentesimo anniversario è stato l’occasione per rievocare la stagione di Mani pulite, in modo particolare gli eventi giudiziari. Sette mesi dopo, il 16 settembre, l’Italia sarebbe uscita dal Sistema monetario europeo: ma la ricorrenza non è stata l’occasione per investigare la relazione tra le due crisi, quella politica e quella economica. E neppure per ricostruire il meccanismo attraverso cui danaro privato finiva ai partiti, che pure offre interessanti considerazioni su quel passato, e non solo. Il meccanismo presuppone che accanto a una transazione economica “normale” tra un soggetto privato (fornitore) e un soggetto pubblico (cliente), ve ne sia una “occulta” con cui il privato mette un importo (la tangente) nella disponibilità di chi ha avuto il potere di originare la transazione, importo che egli successivamente verserà al suo partito di riferimento. E’ quindi necessario che ci siano: primo, attività economiche pubbliche; secondo, potere dei partiti politici di mettervi, in posizioni con potere esecutivo, persone di propria fiducia; terzo, sistemi finanziari per trasferire gli importi delle tangenti al partito dante causa.

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→  febbraio 22, 2022


Al direttore.
Hanno dichiarato non ammissibile l’omicidio del consenziente. E quello dell’implorante?

→  febbraio 17, 2022


Al direttore.
Abbiamo corso il rischio di diventare prigionieri del green pass, scrive Susanna Tamaro sul Corriere del 16 febbraio. Infatti non è potuta entrare in un negozio dove voleva comperare un paio di scarponcini da montagna, avendo il documento scaduto da un giorno: ma se sono scaduti, neanche con la patente si può guidare né col passaporto espatriare. Si scandalizza per lo spreco di denaro pubblico perché forze dell’ordine inseguono cardiopatici in passeggiata pei boschi senza mascherine: roba da segnalare per la spending review. Io avevo 87 anni quando è arrivato il Covid: mi ha portato via, nella più ottimistica (?) previsione, il 20 per cento della mia aspettativa di vita sociale. Finché è arrivato il green pass. Grazie alle norme che ne impongono il controllo, ho ricominciato ad avere vita di relazione, treno, teatri, convegni, ristoranti, amici, in (relativa) tranquillità. Altro che prigionieri, il green pass ci ha resi liberi: liberi di fare vita sociale, liberi dalla paura. Liberi di andare là dove ci porta il cuore.

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→  febbraio 16, 2022


Caro Cerasa,

vorrei raccontarti una storia straordinaria, in sé e rispetto a quelle per cui ti scrivono; l’ho trovata su QUORA+. La sera prima di morire, Einstein, scritti ancora alcuni appunti sulla sua passione, una teoria unificata dei campi, riposti carta e matita sul comodino, disse alla suora che lo assisteva: “Penso di volermi riposare un poco”. La suora, l’ultima persona con cui Einstein si intrattenne, racconta che aveva spostato il suo letto, perché dalla finestra egli potesse ammirare il piccolo giardino rotondo. “Professore, crede che questo giardino l’abbia fatto Iddio?” “Sì, rispose Einstein, Dio è sia il giardiniere sia il giardino”. “Oh, disse la suora, così non l’avevo ancora mai guardato”. Al che Einstein: “Sì, e io ho passato tutta la mia vita per riuscire a gettare uno sguardo su di lui mentre fa il suo lavoro”.