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→  maggio 20, 2022


Il successo industriale è prevedibile? Che cosa ha fatto sì che a Silicon Valley si sviluppasse il primo centro mondiale di innovazione tecnologica? Perché alcuni prodotti hanno successo e altri no? Esiste qualcosa che renda meno aleatorio individuare le scelte che decretano il successo? È l’interaction design, un campo interdisciplinare di ricerca per comprendere come la tecnologia interagisce con i processi cognitivi e con le preferenze individuali. L’idea di creare in Italia un centro di ricerca e a realizzarlo è stata di Barbara Ghella, mancata pochi giorni fa.

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→  aprile 28, 2022


Al direttore.

Bucha resterà il fatto più emblematico della Guerra di Ucraina. Non per le efferatezze delle truppe russe, non per i cadaveri lasciati per strada, le mani legate dietro la schiena, non per la precisione con cui è stata documentata: ma per la sfacciata negazione della verità, per cui si tratterebbe di una messa in scena, un “set cinematografico” montato dalla propaganda ucraina. Putin aveva creduto che a riscrivere la storia bastasse onorare con la medaglia al valore gli “eroi” di quella carneficina: dovrà trasformarla in un premio allo sceneggiatore.

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→  aprile 21, 2022


La parola genocidio è ritornata più volte recentemente, da Zelensky alla Knesset come momento fondativo di quella nazione, da Biden come accusa, dalla CPI come possibile reato. Ma “genocidio” non è il superlativo di omicidio di massa, la sua unicità è oggettiva, non solo funzionale a isolare la mostruosità della Shoah. A illustrarlo serve un episodio accaduto durante la Seconda guerra mondiale in Ucraina e descritto da Jonathan Littell ne “Les bienveillantes”.

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→  aprile 15, 2022


La proposta di istituire un “tribunale speciale per Putin” (il Foglio del 21 marzo) aveva suscitato critiche opposte: per alcuni perché giudicata irrealizzabile, per altri perché considerata inutile. Irrealizzabile perché non si sarebbe mai trovato l’accordo tra Stati Uniti e Russia necessario per istituirlo. Inutile perché già esiste all’Aia la Corte penale internazionale (Cpi), istituita a Roma nel luglio 1998, con competenza sui crimini più seri che riguardano la comunità internazionale nel suo insieme, cioè il genocidio, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra.

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→  marzo 29, 2022


Al direttore.
Anche se c’è sempre qualcuno che lo dice, è un nonsenso sostenere che in Italia – o negli Stati Uniti o in generale in occidente – non c’è libertà di parola. Chi dice il contrario confonde la libertà di parlare con la capacità di farsi ascoltare (o leggere): questa dipende dalla reputazione, quella guadagnata con la validità delle proprie idee e quella accordata da coloro che hanno il potere di farlo, i mezzi di comunicazione. Giornali, televisione, media digitali sono per la reputazione quello che le banche centrali sono per la moneta: hanno potere di crearla. Facendo circolare parole e idee, i media creano la reputazione degli autori, e si arricchiscono essi stessi del loro valore reputazionale. E’ una spirale: quanto più si accresce la reputazione del medium, e tanto maggiore è quella che può conferire. Non è l’oro nei forzieri, ma la reputazione che conferisce valore alla valuta. Anche le università conferiscono reputazione, di quell’oro sono i “forzieri”. Si è accumulata nei secoli proprio per la libertà di parola e di ricerca, che hanno garantito a pensatori e scienziati. La libertà è necessaria perché si attivi il meccanismo della peer review, uno dei pilastri della costituzione della conoscenza, cioè dell’epistemologia liberale.

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→  marzo 22, 2022


C’è solo un modo per rimediare ai cedimenti ed alle debolezze di questi anni, e di non stare al ricatto: dobbiamo interrompere i ricatti del criminale seriale; altrimenti ci sarà un’altra Mariupol, ci saranno altre Crimee, ci saranno alti ricatti

Quando ho letto che Kadyrov, il leader ceceno, forte di 15 anni di (dis)onorato servizio agli ordini del Cremlino, aveva spiegato che la guerra andava come andava perchè i russi non sono abbastanza spietati e prestano troppa attenzione ai civili, e quindi chiedeva a Putin di “chiudere gli occhi consentendo di farla finita in un paio di giorni”, dando a loro l’incarico di “liquidare” alcune personalità chiave ucraine, tra cui il presidente Zelesnky, mi è tornato in mente André Glucksmann, che in Francia era alla testa del movimento a sostegno alla causa cecena, e di denuncia dell’atteggiamento compiacente dei paesi occidentali verso Vladimir Putin, e gli orrori della sua guerra (allora non era ancora obbligatorio chiamarla operazione speciale) per la conquista della Cecenia.

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