Al Direttore
Nobel per la Pace all’Europa: prima di ricorrere in appello voglio leggere le motivazioni della sentenza.
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Nobel per la Pace all’Europa: prima di ricorrere in appello voglio leggere le motivazioni della sentenza.
Fiat non fa più auto, Chrysler va benone. Marchionne, la politica, il capitalismo.
Forum che si è tenuto ieri nella redazione del Foglio con la partecipazione di Franco Debenedetti (imprenditore, già senatore dei Ds), Oscar Giannino (editorialista), Giorgio Meletti (giornalista economico del Fatto quotidiano), Riccardo Ruggeri (già dirigente Fiat) e Giuliano Ferrara (direttore del Foglio).
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“Per anni ho pensato che ciò che era buono per la nazione fosse buono per la General Motors e viceversa”. Era il 1953 quando Charles Erwin Wilson pronunciò la famosa frase. Oggi, riflettendo sulle accuse mosse a Marchionne, vien da porsi una domanda più radicale: ci sono strategie “che siano buone per la nazione” e non “buone” per la Fiat? E’ possibile che ci siano?
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Al Direttore.
Supponiamo che Draghi avesse annunciato la Outright Monetary Transaction a novembre. Sarebbe iniziato il processo volto a definire le “condizionalità”, cioè gli impegni atti a conseguire il pieno aggiustamento macroeconomico oppure ad attuare le misure correttive richieste dal programma preventivo dell’Efsf. Intanto i mercati avrebbero reagito positivamente, lo spread sarebbe diminuito, nel generale entusiasmo sarebbe migliorato anche il clima politico nella maggioranza: è ipotizzabile che le dimissioni di Berlusconi non ci sarebbero state.
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Se la polis europa non trova in sé la determinazione a cambiare, non c’è politica eccezionale che tenga per salvare l’euro.
L’euro è una moneta senza stato. Le misure atte garantire un’unica politica monetaria sono eccezionali. L’euro non ha avuto pieno successo in quanto polis. Queste affermazioni di Mario Draghi nel suo articolo – intervista a Die Zeit del 30 Agosto offrono spunto per considerazioni, rispettivamente, sulle attuali difficoltà dell’euro, sugli strumenti con cui si pensa di risolverle, sui problemi a cui così si va incontro.
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Al direttore.
Con la privatizzazione dell’Ilva, si è dimostrato che è possibile fare acciaio a Taranto e non perdere soldi. Quanto invece a inquinamento, manca la dimostrazione: l’Ilva inquinava quando era pubblica e perdeva, inquina ora che è privata e guadagna. Prima domanda: è possibile fare acciaio a Taranto guadagnando e rispettando i nostri limiti di inquinamento? In caso affermativo, seconda domanda: quanto costa trasformare gli impianti in modo da guadagnare senza inquinare? Devo essermi perso, ma nelle centinaia di pagine di giornale dedicate all’argomento, queste risposte non le ho trovate. E’ forse per questo che le pagine sono tante?