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→  gennaio 3, 2014


In nessun posto come a Siena si intrecciano da anni interessi diversi e confliggenti. Tenerli distinti avrebbe evitato molti guai

Se rispondesse al vero l’etichetta che mi hanno attaccato di “nemico delle fondazioni”, ragioni per Schadenfreude le recenti vicende di Mps me ne avrebbero fornite a iosa. Se non è così è per un malinteso, meglio, un errore fondamentale, che attraversa tutta la storia del nostro sistema bancario da quando Giuliano Amato creò le fondazioni bancarie. Separare banche da fondazioni comportava separare gli interessi delle banche da quelli delle fondazioni.

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→  dicembre 17, 2013


Le norme della nostra Costituzione, sostiene sul Corriere della Sera di venerdì Paolo Flores d’Arcais in polemica con Galli della Loggia, sono “inequivocabilmente prescrittive nei confronti del legislatore”, non possono essere interpretate e aggiornate alla realtà di oggi ma “costituiscono la strettissima via all’interno della quale devono muoversi legislativo esecutivo giudiziario”.

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→  dicembre 7, 2013

Ho cambiato idea: andrò a votare alle primarie del PD. Per Matteo Renzi ovviamente. Votare è un atto non razionale – come mi ricorda Piero Ostellino – , si vota solo per esprimere una passione, e se si tratta di primarie ancor di più. A quelle precedenti avevo votato, con pubblico endorsement: rifarlo adesso una seconda volta? Non esageriamo, come diceva Bobbio. Ma poi è arrivata la sentenza della Consulta che ripristina il proporzionale: e mi ha fatto cambiare idea.

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→  novembre 23, 2013


Recensione a
The Pity of It All: A History of the Jews in Germany, 1743-1933
di Amos Elon
Metropolitan Books/Henry Holt & Company
446 pp.


Due anime in un solo corpo: dai poeti ai rivoluzionari, un’identità tormentata. La storia di un’assimilazione, prima del diluvio.

È il 1933: Hannah Arendt, detenuta e rilasciata dalla Gestapo, decide di lasciare la Germania della barbarie. È senza documenti, il treno corre verso il confine con la Cecoslovacchia. Va nella direzione opposta a quella che, 190 anni prima, aveva seguito il quattordicenne Moses Mendelssohn andando dalla nativa Dessau verso la Berlino dell’illuminismo. “Oggi sono passati sei buoi, sette maiali e un ebreo” annotava nel suo registro il custode della porta di Rosenthal. La Ahrendt, la sera prima di partire aveva recitato poeti greci cenando sul Kurfuerstendamm con Kurt Blumenfeld. Il giovane Moses, malnutrito, sapeva solo l’ebraico e lo Judendeutsch: tedesco, latino, greco, francese, inglese li avrebbe imparati da solo e in segreto, agli ebrei era proibito. Con Mendelssohn, “Socrate tedesco”, “Lutero ebraico”, filosofo e scrittore noto in tutta Europa, ammirato da Goethe e da Herder, amico di Lessing e di Wieland, iniziava “la lunga fila degli ebrei tedeschi assimilati che adoravano la cultura e la civiltà tedesca”; Amos Elon inizia da lui per narrare la storia dell’assimilazione degli ebrei tedeschi. È un processo che riguarda tutti gli ebrei europei: ma solo in Germania essa “riflette la complessità di un rapporto che alla fine diventò una sorta di identità […]; il dualismo di tedeschi ed ebrei, due anime in un solo corpo, sarà la preoccupazione e il tormento degli ebrei tedeschi per tutto l’800 e i primi decenni del 900. In nessun altro paese dell’Europa occidentale questo dualismo fu così profondo e alla fine così tragico”.

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→  novembre 20, 2013


A proposito di “C’eravamo tanto amati” di Ritanna Armeni

Al direttore.

“Vivremo come i banchieri e voteremo come gli operai”, dicevano tra loro i borghesi nei primi anni di Weimar. I socialdemocratici, banchieri e operai, votarono contro Hitler, fu il rifiuto dei comunisti agli ordini di Mosca a consentirne la resistibile ascesa. Invece negli anni della nostra Seconda Repubblica, tra “sinistra” e “popolo” il “c’eravamo tanto amati” è diventato “reciproca antipatia”. Per Ritanna Armeni la frattura è dovuta ai radical chic, a me pare che il fenomeno delle varie gauche au caviar fosse piuttosto il tentativo di recuperare in chiave estetizzante, e da posizione di subalternità, una leadership politica che si sente perduta. Frattura si ha invece, da noi almeno, quando “la sinistra” cerca di imporre di nuovo al “popolo” la propria leadership, il proprio linguaggio politically correct; quando all’estetismo passivo sostituisce il moralismo prescrittivo, quando teorizza la propria diversità, leggi superiorità.

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→  novembre 14, 2013


Usa la metafora del “robot” Giuseppe Guarino per descrivere la situazione in cui sono stati posti i membri dell’Unione monetaria, quando lo spazio della politica economica degli stati è stato sostituito dall’obbligo di stare dentro i famosi parametri di Maastricht.

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