Caro Prodi, su autostrade e tv basta con le bugie

agosto 2, 2007


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

Una vittoria per coprire una sconfitta, una sconfitta per mostrare una vittoria: così è se vi pare. Sono pirandelliani i risultati che il Governo vorrebbe riuscire a trarre da due partite che vedevano l’Italia sul banco degli accusati di fronte alla Commissione per la Concorrenza di Bruxelles, e che si sono chiuse in questi giorni.

La prima partita riguarda la fusione tra la spagnola Abertis e Autostrade (che nel frattempo ha cambiato il suo nome in Atlantia): Antonio Di Pietro aveva minacciato di ritirare le concessioni se l’operazione fosse andata in porto. Ma il suo veto andava palesemente contro il principio di libera circolazione dei capitali in Europa: Bruxelles aveva quindi aperto una procedura di infrazione contro l’Italia. Adesso Di Pietro si è impegnato a emettere una direttiva: le concessioni non verranno ritirate se il nuovo concessionario assumerà lui gli impegni che aveva il vecchio ad eseguire le opere, e se avrà le risorse tecniche e finanziarie per farlo. Ma non c’è bisogno di una circolare per stabilire che i doveri (e, si spera, anche i diritti) non cambiano col cambiare della proprietà: Autostrade fin dall’inizio l’aveva garantito. Però, ingranando con disinvoltura la retromarcia, il Ministro incassa il plauso di Bruxelles, che chiude il caso.

La seconda partita riguarda la televisione. Secondo il Commissario Europeo alla concorrenza, la legge Gasparri favorirebbe RAI, Mediaset e La7 e a danno dei nuovi entranti nella trasmissione con tecnica digitale terrestre. Bruxelles è caduta ( da sola?) in un malinteso, e i fatti sono lì a provarlo: ad esempio H3G, proprietaria della 3, è operatore digitale senza esserlo stato nell’analogico; chiunque compera una televisione locale (e l’Italia ne ha di più di Francia Germania UK insieme) diventa di diritto operatore digitale. A chiarire l’equivoco sarebbe bastata una circolare interpretativa del Ministero, volendo esagerare una leggina che anche l’opposizione avrebbe votato. Ma il Governo ha avuto la furbata di usare i rilievi di Bruxelles contro la Gasparri, si è quindi “difeso” rincarando la dose, e proponendo come “rimedio” ad un articolo della legge berlusconiana, una intera legge di sistema, la Gentiloni.
Bruxelles adesso ci impone di riparare entro due mesi: è l’Europa, giubila il Governo, che chiede di approvare la Gentiloni! Falso due volte: primo, perché uno dei capi d’accusa è proprio che il rimedio proposto non è efficace, dato che il Governo non è in grado di dire quando verrà approvata la Gentiloni. Secondo, perché Bruxelles ha già manifestato perplessità sulla norma più inaccettabile della Gentiloni, quella che, limitando il fatturato pubblicitario di Mediaset, la obbligherebbe a ridurre il proprio fatturato di un quarto.
Morale. Il governo fa le pentole: ma neppure i coperchi di Bruxelles servono a nascondere quel che ci bolle dentro.

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