Bocciare Buttiglione? Si, in nome della politica

ottobre 18, 2004


Pubblicato In: Giornali, La Stampa

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b>Il dibattito dopo le dichiarazioni del Commissario Europeo

“Se anche conoscessi tutte le lingue degli uomini e degli angeli , ma non avessi la carita’, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo”. scriveva San Paolo ai Corinzi. I parlamentari europei, audendo Rocco Buttiglione, ne hanno apprezzato la conoscenza delle lingue (degli uomini), l’hanno interrogato sulla sua carità, e gli hanno negato la fiducia.

Apriti cielo! una levata di scudi contro la commissione del PE, rea di avere “giudicato un politico cattolico in base alle sue idee e al suo credo”. L’appello lanciato dal Foglio e’ stato raccolto e fatto proprio da molti liberali anche non sospettabili di collateralismo governativo, da intellettuali certo non discepoli di Joseph de Maistre.
Sul piano religioso, sono complicate le questioni evocate. Sulla capacita’ della parola di significare, della carità di comprendere, della fede di giustificare, la cristianità si e’ combattuta, divisa, ricomposta. Sui temi della famiglia e dell’amore, della vita e della morte, dottrina teologica e prassi pastorale hanno scritto pagine, nelle quali l’integralismo cattolico professato da Rocco Buttiglione è poco più di una nota.
Sul piano politico invece la questione e’ semplice. Il Parlamento e’ un organo politico, le frasi che vi si pronunciano hanno valore politico. Rocco Buttiglione ha il diritto a non essere discriminato per le sue idee, i parlamentari hanno il dovere di giudicare se non vengono meno alla fiducia dei loro elettori prestando fede alle affermazioni di Buttiglione. Le storia di Buttiglione politico è lì a dimostrare come le sue convinzioni morali abbiano avuto incidenza sul suo agire politico. Il principio voltairiano (combatterò con tutte le mie forze le tue idee, ma darò la mia vita per difendere il tuo diritto a professarle) non c’entra: mica è un diritto essere commissario europeo. Anche la tensione fra parlamento europeo e governi nazionali, che certamente ha giocato un ruolo nella vicenda, e’ un fatto politico costitutivo dell’Unione.
Perché invece tanti liberali (due tra tutti, Piero Ostellino e Pigi Battista) hanno bollato di illiberale la decisione della commissione di Strasburgo? E’ singolare che i principi liberali vengano tranquillamente applicati se le convinzioni in gioco sono “ secolari”, e appaiano lesi quando sono “religiose”: anche nel nostro ordinamento ci sono nomine sottoposte al parere del Parlamento, ma nessuno penserebbe di discriminare negando fiducia a un no -global al commercio estero, a uno statalista all’antitrust, a un comunista alle finanze. Azzardo un’ipotesi: che la demolizione del politically correct sia andata tanto oltre da essere diventata un nuovo politically correct; che il rifiuto dell’”anti” ( Berlusconi, il comunismo, il fascismo) come pregiudiziale politica, sia diventato pudore nel professarsi “anti”: berlusconiani, comunisti, o fascisti; o anti-integralisti.

E poi ci sono, caso affatto diverso e singolare, i laici che vedono nella religione – meglio se dogmatica-, nel cattolicesimo- meglio se integralista-, la difesa dei soli valori che possono salvare l’Occidente dalla disgregazione nichilista. Ben venga una dottrina che pone limiti al potere di Venere: vogliono che anche l’Europa sia un poco Marte. Non la guerra di religione, ma la religione per la guerra.
Correndo il rischio di una grande delusione: non avere come alleato la Chiesa nel sostenere chi combatte i terroristi iracheni, e trovarsi al fianco degli integralisti nel fare la guerra agli omosessuali.

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